Primavera: la Sixty non andrà via da Chieti

La spa ai cinesi, lettura positiva di Confindustria. Gatti cauto: non siamo stati informati

CHIETI. «L'Asia scommette sulla qualità del Made in Italy. Questo leggo nell'acquisto di Sixty da un gruppo asiatico». Il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, guarda positivamente all'operazione del gruppo moda creato alla fine degli anni'80 da Wicky Hassan e Renato Rossi e passato interamente nell'asset azionario alla Crescent HidePark, società d'investimento con sede a Shangai e Singapore.

All'indomani della notizia, quando non ancora emergono dettagli ulteriori sull'ammontare economico della transazione e cosa significherà nei fatti sull'organizzazione interna dell'azienda e sul piano industriale attuale, non mancano commenti sia a livello istituzionale, Regione e Comune, che sindacale. I lavoratori premono su un'assemblea in fabbrica già domani. Se la Cgil è d'accordo, la Cisl frena, in attesa di maggiori dettagli sull'operazione.

«Abbiamo chiesto all'azienda un incontro in Confindustria», dice Ettore di Natale, della Femca-Cisl, «per capire bene i termini della transazione, che comunque non vediamo negativa a prescindere. Non è la prima volta che i cinesi investono in Italia e non sempre è significato delocalizzazione delle realtà produttive».

Sulla positività dell'operazione insiste Primavera. «Era nell'aria, non è arrivata del tutto inattesa», continua il presidente di Confindustria Chieti, «da quel che ne so la struttura di Chieti rimarrà. La leggo come una scommessa asiatica sulla qualità italiana, attratti da quella capacità progettuale e di qualità che ci ha resi grandi negli anni. Trend che dobbiamo mantenere, crescere e consolidare, perché l'arrivo di capitali esteri non semini sempre il timore di uno scippo ma venga interpretato come un valore aggiunto alla nostra economia».

Il presidente di Confindustria cita il caso della Brioni acquistata dai francesi e rilancia sulla necessità di formare risorse umane sempre più all'avanguardia, in grado di resistere al rischio di contrazione dei livelli occupazionali, che viene associato all'arrivo di partner stranieri. «L'idea dei campus di alta formazione qui a Chieti», continua Primavera, «va anche nella direzione del settore moda, per formare figure specialistiche in grado di rilanciare innovazione e creatività che consolidino la capacità attrattiva della nostra economia su investitori esteri».

Più cauto il commento dell'assessore regionale, Paolo Gatti. «Il nostro giudizio è sospeso», dice Gatti, «in attesa di maggiori delucidazioni sui termini esatti della transazione e su quel che significherà sul piano industriale e sul nostro territorio. Rimane il rammarico per non essere stati in nessun modo informati dall'azienda su quel che stava accadendo, anche se mi rendo conto che in queste operazioni spesso la segretezza è d'obbligo. Tuttavia ci sono tavoli aperti, in cui abbiamo espresso e dimostrato la massima disponibilità, che auspichiamo venga assicurata anche dalla nuova proprietà. Continuiamo a mantenere alta l'attenzione e a vigilare su questa situazione».

Posizione analoga la esprime il sindaco Umberto Di Primio, che a marzo in una fiaccolata davanti ai cancelli della Sixty si tolse la fascia tricolore, emblema del suo ruolo, per richiamare l'attenzione del Gruppo alla salvaguardia del territorio. Di Primio ieri ha avuto un colloquio telefonico con il responsabile del personale Sixty, Domenico Gentile, per entrare nei dettagli sui riflessi che l'operazione avrà su Chieti, e ribadisce attenzione sugli sviluppi. Sul colloquio con Gentile conclude: «In particolare, dopo avermi illustrato le linee principali sulle quali si è mossa la trattativa con il gruppo cinese Crescent HydePark, vecchio partner della Sixty che oggi ha acquisito l'intero capitale dell'azienda, ho avuto rassicurazioni che questo nuovo progetto di rilancio finanziario non delocalizzerà l'azienda e il management di Chieti».

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