Professore assolto dalla violenza sessuale

L’insegnante accusato di atti su una bimba di dieci anni: era agli arresti domiciliari da dicembre

LANCIANO. Assolto dall’accusa di violenza sessuale su una bambina «perché il fatto non sussiste». Sono bastate due udienze e 35 minuti di camera di consiglio al tribunale collegiale, presieduto da Ciro Riviezzo, a latere Giancarlo De Filippis e Vincenzo Chielli, per assolvere con formula piena Simon Turton, 46 anni, insegnante inglese in un istituto privato, dall’accusa di violenza su una bambina minore di 10 anni.

Una notizia che l’insegnante e i suoi avvocati, Nicla D’Angelo e Gigliola Natale hanno accolto con soddisfazione. «È è venuta fuori l’innocenza di un professore stimato non solo in città, dove vive da 15 anni, ma anche in Inghilterra», dice la D’Angelo, «ha vissuto un incubo che ora è finito».

L’uomo fu arrestato il 7 dicembre scorso e rinchiuso nel carcere di Villa Stanazzo per 5 giorni. Poi fu messo ai domiciliari dalla metà di dicembre fino alla sentenza di ieri, visto che era stata respinta la richiesta, anche in appello, della revoca della misura cautelare. «Ora può tonare a sorridere», riprende la D’Angelo, «ma le indagini, condotte forse con dei preconcetti, lo hanno danneggiato sul piano professionale oltre che umano. Anche se in molti non hanno creduto alle accuse e gli hanno manifestato stima emersa anche in aula come dimostrato dalla testimonianze».

Due gli episodi di presunta violenza contestati a Turton dall’accusa. Sembra che la bimba avesse manifestato dei disagi verso il professore, che era amico di famiglia e li avrebbe raccontati alla madre che si rivolse al “Telefono Azzurro”.

Il sostituto procuratore Rosaria Vecchi ha chiesto sette anni di reclusione per Turton. «I genitori della bambina», fa notare la D’Angelo, «non si sono costituiti parte civile nel processo. C’è stata forse un po’ di superficialità in un’indagine delicata. Turton è stato arrestato per il pericolo di fuga: aveva anticipato la partenza per Londra per le festività natalizie, ma doveva partire per motivi familiari e aveva già fatto il biglietto di ritorno in Italia».

Teresa Di Rocco

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