Progetto Meccanica, niente anticipo Cig

Casoli, salta l’accordo sulla cassa integrazione. L’azienda: non abbiamo soldi. La Uil: è una vergogna

CASOLI. È saltato l’accordo tra dirigenza della Progetto Meccanica, fabbrica monocliente Honda che produce forcelle e telai per il colosso giapponese, e i sindacati: l’azienda non rispetterà l’accordo siglato a dicembre sull’anticipo della cassa integrazione straordinaria per una quarantina di operai. La cassa integrazione è iniziata il 7 gennaio e dura per sei mesi. Finora l’azienda ha anticipato all’Inps, in ritardo di mesi sui pagamenti, solo la quota di gennaio. Da febbraio non c’è più alcuna garanzia di ricevere lo stipendio per 40 addetti.

«È una vergogna», tuona Achille Di Sciullo, della segreteria provinciale Uilm, «si lasciano 40 famiglie senza stipendio per sei mesi e le si riduce sul lastrico. Ci attiveremo in ogni modo per scongiurare questa ipotesi, l’azienda ha delle responsabilità nei confronti dei lavoratori che finora hanno fatto soltanto sacrifici».

«Stiamo percorrendo l’ultimo miglio», spiega a sua volta Isaia Di Carlo, titolare dell’azienda rilevata dal fallimento della ex Verlicchi, «ci prepariamo a chiudere a breve. Non ci sono più soldi, nè lavoro. Abbiamo anticipato per due anni, anche di fronte ad un brusco calo della produzione e da 18 mesi stiamo tirando avanti a stento. Da tempo ho strillato ai quattro venti la gravità di questa situazione: stiamo morendo». Secondo Di Carlo tra i responsabili di questa situazione c’è la Honda: «Non ci riceve neanche più», spiega, «ci aveva dato garanzie sul fatto che si sarebbe rifornita da noi e invece ha preferito prendere un telaio da un’altra azienda italiana in Abruzzo senza neanche interpellarci per un’offerta».

Da tempo Di Carlo denuncia una situazione quasi di “mobbing industriale”: da un lato i sacrifici della Progetto Meccanica di stare al passo con i ritmi e i prezzi richiesti da Honda, dall’altro un atteggiamento di vera e propria chiusura da parte della multinazionale giapponese. «A fine aprile saremo costretti a riaprire la procedura di mobilità per gran parte del personale», annuncia l’imprenditore, «non posso più fare rotazione e non posso prendere soldi da altre aziende del mio gruppo. Attualmente stiamo lavorando con 20 persone su una sessantina e a dicembre il prodotto finisce, non ci sono altre vie d’uscita». «Prima di diventare Progetto Meccanica la fabbrica andava bene», rincara Di Sciullo, «i problemi sono iniziati dopo. Una cosa è certa, non possono e non devono pagare i lavoratori per questa situazione. Ci batteremo con ogni mezzo».

Daria De Laurentiis

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