Provincia di Chieti cancellata: in duemila lasceranno gli uffici statali 

Se il decreto passa spariranno prefettura, questura, agenzia delle entrate e motorizzazione. Di Stefano (Pdl): la partita la giocheremo in Parlamento

CHIETI. Un’assemblea pubblica, in programma la prossima settimana all’interno del Supercinema, per sensibilizzare i parlamentari abruzzesi sullo scottante tema del riordino delle Province.

Il comitato civico nato a difesa di “Chieti Provincia” presieduto da Silvio Di Lorenzo, presidente della Camera di commercio teatina, non si arrende e annuncia nuove iniziative malgrado il Consiglio dei ministri abbia deciso di realizzare due sole Province in Abruzzo, L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara, con la città adriatica nuovo capoluogo di provincia in virtù del maggior numero di abitanti residenti. Un colpo basso tremendo per l’antica Teate che, qualora il disegno prospettato dal Consiglio dei ministri venisse, come sembra, tramutato in legge dal Parlamento, perderebbe in un batter d’occhio tutte le sedi amministrative degli uffici periferici dello Stato. Dalla Prefettura, alla Questura, passando per le sedi dell’Agenzia delle entrate e della Motorizzazione.

Tradotto in termini pratici significa dover rinunciare a circa duemila persone che, al momento, raggiungono ogni mattina Chieti per timbrare il cartellino.

Un’evidente sconfitta della politica teatina anche se il sindaco Umberto Di Primio non vuole ancora issare bandiera bianca dopo lo sciopero della fame, il sit-in di protesta inscenato sotto palazzo Chigi e l’incontro, a quanto pare infruttuoso visto i risultati ottenuti, con il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. Un blitz eclatante, quello del primo cittadino a Roma che, però, non è stato supportato da nessun big del Pdl.

«Io vado avanti per la mia strada perché Chieti è l’unica Provincia ad avere diritto a mantenere la sua autonomia. Peraltro il nome della Provincia resta Chieti, paradossalmente con Pescara capoluogo, in quanto», sottolinea Di Primio, «gli enti provinciali non sono stati cancellati dalla Costituzione. Chi dice il contrario fa becero campanilismo. Adesso lavoreremo in sinergia con gli altri sindaci delle città capoluogo d’Italia soppresse per dar vita ad una grande manifestazione popolare alla Camera e al Senato quando si voterà la conversione in legge del riordino delle Province».

Il senatore del Pdl Fabrizio Di Stefano stigmatizza il comportamento del Consiglio dei ministri. «Ha ignorato l’invito formale rivolto da me e da altri senatori di aspettare l’esito dei ricorsi inoltrati prima di esprimersi sul riordino delle Province. A questo punto cercherò, insieme ai parlamentari abruzzesi e delle altre regioni», annuncia Di Stefano, «di salvaguardare, nel passaggio di trasformazione in legge, quelle province che hanno i requisiti per restare tali».

Da capire anche le modalità di distribuzione degli uffici della nuova Provincia.

«Lo schema di riordino parla chiaro. Gli uffici di emanazione statale», riprende Di Primio, «vanno nella nuova città capoluogo. Comunque la battaglia degli uffici è di retroguardia. Pensiamo a bloccare il decreto prima che diventi legge».

Laconico il commento del presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio.

«La Provincia di Chieti subisce la più grande ingiustizia nell’ambito di questo provvedimento del Governo perché è l’unica che aveva i requisiti per confermarsi tale. Mi auguro», dice, «che sia il Parlamento a fare giustizia».

Jari Orsini

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