Punta Penna, cattivi odori operai con la mascherina

Esalazioni provenienti dalle fabbriche causano lacrimazioni, nausea e vertigini Il Comitato cittadino: le autorità sanitarie intervengano con urgenza

VASTO. Sono costretti a indossare le mascherine gli addetti all’impianto di depurazione del Consorzio industriale, alle prese da anni con periodiche esalazioni provenienti da alcune fabbriche di Punta Penna. In presenza di determinate condizioni ambientali (venti provenienti da nord-ovest), gli operai avvertono un forte odore che provoca irritazioni alle mucose, lacrimazione agli occhi, nausea e vertigini, tanto da rendere necessario il ricorso alle cure del Pronto soccorso, con prognosi variabile dai 3 ai 10 giorni.

Insomma, una situazione allarmante nota da tempo ad Asl, Regione e Comune e documentata da atti ufficiali che il Comitato cittadino ha deciso di tirar fuori alla vigilia della riunione del Patto per il territorio finalizzata a mettere intorno a un tavolo diversi soggetti, tra cui Confindustria e associazioni ambientaliste, con la finalità di dirimere l’annosa conflittualità su Punta Penna, dove la zona industriale convive con la riserva naturale di Punta Aderci e con un insediamento abitativo.

Le associazioni da tempo segnalano la presenza delle esalazioni irritanti, riscontrate anche dai tecnici del Dipartimento di prevenzione che nel corso di un sopralluogo avevano circoscritto l’area alla zona perimetrale dell’impianto di depurazione e all’emissione in atmosfera «di fumi provenienti dal camino del vicino stabilimento della ditta Puccioni che svolge attività produttiva di fertilizzanti». Ci sono lettere e documenti. «Riteniamo che la situazione a Punta Penna sia grave e necessiti di un immediato intervento dell’autorità sanitaria», attacca Lorenzo Luciano, portavoce del Comitato, «nessuno ci potrà accusare di diffondere notizie allarmistiche o false, in quanto ci limitiamo semplicemente a riferire quanto appreso nell’ambito di incontri ufficiali».

Molti gli interrogativi posti dal Comitato che chiede quali interventi abbiano effettuato Asl e Arta, se siano state monitorate le emissioni e verificati i cicli produttivi aziendali che presentano sostanze particolarmente irritanti.

«Dalle notizie in nostro possesso non sembra che ci siano stati i necessari interventi, come invece ci furono per la nube tossica di San Salvo», prosegue Luciano, «nonostante il perdurare dei pericolosi fenomeni i residenti della zona e le maestranze sono esposte da anni e senza alcuna informazione, prevenzione e protezione agli odori molesti».

Anna Bontempo

©RIPRODUZIONE RISERVATA