«Quell’acqua inquinata è cancerogena»

Gli esperti del Negri sud: bisogna monitorare le falde con tracce di tetracloroetilene

ATESSA. L’inquinamento da tetracloroetilene rilevato dall’Arta nelle acque sotterranee di falda dell’area artigianale di contrada Saletti ripropone il problema dell’inquinamento nell’intera Val di Sangro, molto industrializzata, con un’alta antropizzazione e una spiccata attitudine all’agricoltura. Il giorno dopo l’ordinanza sindacale di chiusura dei pozzi, sul problema del tetracoloretilene nelle acque interviene la voce autorevole del Centro di scienze ambientali del Negri sud.

L’Arta, dipartimento provinciale di Chieti, ha svolto le indagini a Saletti in attuazione di un progetto regionale di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee. Il risultato del prelievo ha evidenziato la presenza di tetracloroetilene in concentrazione di 1,6 microgrammi/litro contro i valori soglia di 1,1 microgrammi/litro.
«Non bisogna certo fare allarmismo», afferma Tommaso Pagliani direttore del centro di scienze ambientali, «ma l’aver trovato il tetracloroetilene non può farci dormire sonni tranquilli perché non è da escludere che possa arrivare alle falde più profonde e contaminare anche i pozzi limitrofi. In questo modo il composto prima o poi entra in contatto con l’uomo direttamente o attraverso l’agricoltura».

Il tetracloroetilene, o percloroetilene, è un alogenuro organico, ossia un composto chimico che, a temperatura ambiente, si presenta come un liquido incolore dall’odore di cloro. È utilizzato normalmente nelle fabbriche per il lavaggio di pezzi meccanici o diluizioni di vernici industriali.
Perché è pericoloso? «Secondo l’Airc», dice Pagliani, «il tetracloroetilene è “sospetto” cancerogeno e, se lo dicono loro, c’è da preoccuparsi». Il problema però è un altro. «Il composto», spiega il direttore del centro di scienze ambientali, «non resta tal quale, perde i suoi quattro atomi di cloro e quando si stacca l’ultimo, si forma il vinilcloruro che è un accertato cancerogeno. Tutto questo non è detto che necessariamente sia già avvenuto a Saletti, ma la comunità scientifica dice che è possibile. Ecco perché bisogna monitorare le acque e verificare se quelle trasformazioni si sono già messe in moto».

Novità sull’inquinamento della Val di Sangro sono annunciate dall’associazione ambientalista Costambiente. «Abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Lanciano», afferma il presidente Piero Scurti, «una denuncia e abbiamo chiesto di essere ascoltati dal magistrato, perché riteniamo la minaccia ambientale come atto di terrorismo. Alla luce degli ultimi avvenimenti siamo sempre più preoccupati dello stato dell’ambiente nel quale viviamo».
Il sottosuolo e l’aria dellaVal di Sangro ancora non sono oggetto di uno studio scientifico organico, completo e protratto nel tempo ed è auspicabile che, per tale scopo, le agognate sovvenzioni siano al più presto messe a disposizione della comunità scientifica.

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