L'ingresso dell'ospedale teatino

CHIETI

Radioterapia ancora bloccata. Liste di attesa di sei mesi 

Rotto dal 29 maggio uno dei due macchinari in uso al reparto del professor Genovesi. Per circa 300 pazienti slittano le sedute: molti costretti a rivolgersi in altre strutture 

CHIETI. «Sono stato operato di tumore alla prostata. Dovevo iniziare subito la radioterapia, avevo già diversi appuntamenti, quando ho visto slittare tutto di mesi. Mi hanno detto che se volevo farmi curare prima sarei dovuto andare fuori provincia, persino fuori regione. Ma io ho una certa età. Non posso spostarmi facilmente. Soprattutto dopo quello che mi è successo». A parlare è un paziente teatino in cura presso la Radioterapia del Santissima Annunziato, allarmato per lo slittamento della terapia e sconcertato per la proposta di recarsi altrove. E come lui sono in tanti. A circa 300 pazienti in questi giorni stanno arrivando telefonate dal reparto: le sedute di radioterapia, anche quelle già programmate, vengono fatte slittare anche di sei mesi, e chi non può permettersi di aspettare tanto viene dirottato a Teramo, Pescara, L’Aquila e perfino Campobasso. Uno dei due acceleratori lineari che erogano la terapia radiante è di nuovo rotto e nel reparto diretto dal professor Domenico Genovesi la situazione è ormai al collasso.
Ieri mattina siamo andati a sorpresa a controllare. Il professor Genovesi era chiuso nella sua stanza al quinto livello, dove si trova Radioterapia, e stava ricevendo un paziente. Ma non si è trincerato dietro la porta chiusa e dopo pochi minuti di attesa abbiamo potuto incontrarlo. «È vero», conferma, «una delle due macchine è ferma dal 29 maggio e non sappiamo se ripartirà. I tecnici della casa costruttrice sono al lavoro e noi abbiamo inserito un turno di lavoro in più sull’unico acceleratore lineare che funziona. Il nostro personale lavora con grande sacrificio fino alle 23. Ringrazio la Asl che ci ha permesso di fare questo tipo di straordinario e ci ha dato anche personale in più. Siamo comunque in affanno». Quello che il professore definisce in maniera diplomatica «affanno», per alcuni pazienti, spesso anziani, già gravemente colpiti dalla malattia, si traduce in «dramma», con liste d’attesa troppo lunghe nel caso della cura di tumori.
Il reparto diretto da Genovesi può contare su 9 medici, 14 tecnici e 7 infermieri, di cui 2 che si dividono con Medicina nucleare e un altro che gestisce il Day hospital di radioterapia. Da gennaio si lavora con turni massacranti, perché dall’inizio dell’anno si sono verificate diverse rotture, mai comunque così lunghe come questa. E ora ci sono pure le ferie estive. «Al personale si dovrebbe costruire un monumento», dice il professor Genovesi, «con gli straordinari e i turni fino a mezzanotte siamo riusciti, da gennaio, a recuperare circa 450 pazienti. Ma adesso si è verificato un tale micidiale collo di bottiglia che non è più possibile andare avanti». Eppure, nonostante tutto, del terzo acceleratore lineare da tempo annunciato dalla Asl diretta da Pasquale Flacco, non c’è ancora traccia.
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