il pm nomina un esperto, scatta il giro di vite dopo le aggressioni  

Ragazzi pestati durante la movida: analisi sui cellulari degli indagati

CHIETI. Parte la caccia a foto, video e chat per ricostruire il ruolo avuto da ciascun indagato durante il pestaggio del 16 marzo che ha macchiato di sangue la movida di Chieti Scalo. Il sostituto...

CHIETI. Parte la caccia a foto, video e chat per ricostruire il ruolo avuto da ciascun indagato durante il pestaggio del 16 marzo che ha macchiato di sangue la movida di Chieti Scalo. Il sostituto procuratore Giancarlo Ciani ha ordinato accertamenti tecnici irripetibili consistenti nella copia forense e nella successiva analisi dei cellulari sequestrati dai poliziotti della squadra mobile e dai carabinieri della stazione di Chieti Scalo ai cinque giovani accusati di lesioni personali aggravate e rapina. Si tratta dei diciannovenni Matteo Camillo Mammarella e Lorenzo Creati, residenti rispettivamente a Manoppello e Spoltore, finiti agli arresti domiciliari; dei pescaresi Roberto Salutari, 23 anni, e Denny Romolo De Luca (18), sottoposti alla misura dell’obbligo di dimora con permanenza in casa dalle 22 alle 6; e Luca Amoroso (20) di Cepagatti, denunciato a piede libero. Lunedì prossimo il pubblico ministero affiderà l’incarico al consulente informatico Gianfranco Del Prete. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Franco Perolino, Gianluca Carlone, Pierluigi De Virgiliis, Alessandro Perrucci e Paolo Firmino Feliciani.
Nel frattempo, tra sabato e domanica, sono stati svolti controlli interforze da parte di polizia, carabinieri e guardia di finanza nella zona della movida dello Scalo, come disposto dal prefetto Mario Della Cioppa e in attuazione delle direttive del questore Aurelio Montaruli. Sono stati controllati 35 veicoli e 130 persone. Inoltre, sono stati passati al setaccio tre locali pubblici, tra cui Subsolo, sottoposto a sequestro preventivo. «Sebbene formalmente fosse un pub, e in quanto tale somministrava alimenti e bevande con una regolare autorizzazione del Comune», spiegano dalla questura, «in realtà svolgeva vera e propria attività di pubblico spettacolo attraverso l’organizzazione di eventi musicali, feste e disco bar, senza alcuna autorizzazione». A smascherare tutto è stata la polizia amministrativa. «Dai numerosi filmati presenti in rete», proseguono dalla questura, «è stata accertata la programmazione e la realizzazione di più spettacoli, pubblicizzati tramite pagine Facebook e Instagram, in cui si parlava di serate ed eventi musicali con una ripetitività tale da escludere la occasionalità e la temporaneità degli intrattenimenti, con la presenza di dj di grido che hanno richiamato centinaia di ragazzi, anche molto giovani. Il tutto avveniva eludendo la rigida normativa in materia di sicurezza dei pubblici spettacoli e in assenza della licenza di agibilità della commissione di vigilanza comunale. Si tratta di norme particolarmente importanti poste a presidio della sicurezza degli avventori, tese a scongiurare che si possano verificare incendi, crolli o altre situazioni pericolose». Il titolare è stato denunciato e, in accordo con il pm Marika Ponziani, i poliziotti hanno sequestrato il locale insieme a tutta l’attrezzatura musicale. (g.let.)
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