Rapina, gli arrestati negano

Ballone, Di Risio e Petrocco si difendono ma restano dentro

CHIETI. «Le mie frasi sono state fraintese, interpretate negativamente, ma io con la rapina non c’entro nulla». Massimo Ballone, 49 anni, di Pescara, componente della ex banda Battestini, finito in carcere perché, secondo la polizia, nel colpo alla Conad di Chieti Scalo del 30 gennaio, avrebbe avuto il ruolo di mente, ha risposto all’interrogatorio di garanzia della giudice per le indagini preliminari che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare Maria Michela Di Fine. Assistito dall’avvocato Carlo Di Mascio, il rapinatore-scrittore, che alla fine del 2008 fu condannato anche per l’assalto a Dragonara, al portavalori dell’Ivri, si chiama fuori. Insieme a Claudio Di Risio, anche lui componente dell’ex banda Battestini, e a Loris Petrocco, 31 anni di Cepagatti, è finito in manette domenica scorsa, per il colpo da 50 mila euro al supermercato dello scalo.

Nella immediatezza del raid dei rapinatori venne arrestato Emidio Paolucci, di Cepagatti. I quattro erano finiti oggetto di monitoraggio degli uomini delle questure di Pescara e Chieti. Ed i loro telefoni sono stati messi sotto controllo. E proprio queste conversazioni che avrebbero inchiodato i quattro, Paolucci compreso. E sembra che i poliziotti stessero concentrando le attenzioni investigative su un fatto molto più grosso di quello della rapina allo scalo. Tra le 200 pagine di intercettazioni telefoniche, finite all’analisi degli inquirenti, c’è proprio la frase di Ballone detta a D Risio: «Mica ce li ho io i bussolotti». Secondo la polizia il rapinatore-intellettuale, si riferiva al denaro della rapina, circa 50 mila euro di incasso realizzato dal supermarket, e custodito in tre cassette. Una di queste, di 15 mila euro, viene ritrovata nella Fiat Punto rubata, con la quale i rapinatori avrebbero compiuto il colpo e sulla quale sarebbero fuggiti poi Di Risio e Petrocco. Gli altri due bussolotti con i soldi invece sono nelle tasche dei rapinatori.

Un altro punto fondamentale per l’accusa è l’estensore o sfollagente che Ballone, il particolare viene fuori sempre dalle intercettazioni, avrebbe dato a Di Risio per rubare l’auto. Una deduzione contestata dalla difesa che ritiene assolutamente inadeguato lo strumento a scardinare la porta di un’auto e anche perché lo stesso sfollagente è stato ritrovato dagli uomini della polizia a casa dello stesso Ballone. Il terzo punto, che ha convinto gli inquirenti a firmare le ordinanze cautelari è stata la conversazione tra Ballone e un tale pregiudicato di Mestre con il quale si sarebbe parlato di un colpo da mettere a segno. Durante l’interrogatorio Ballone, che nelle altre vicende che lo hanno coinvolto, si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere, alla giudice ha sottolineato l’autenticità della sua difesa, considerato anche che era disponibile a collaborare.

Ieri mattina dalla Gip di Pescara è stato ascoltato anche Di Risio. Anche lui assistito dall’avvocato Di Mascio, si è difeso sostenendo di essere estraneo ai fatti e che non era lui l’uomo che i poliziotti avrebbero visto nascosto dietro una siepe subito dopo la rapina. Se così fosse, continua il difensore, perché gli investigatori hanno aspettato tre mesi per arrestare Di Risio? Sulle conversazioni nelle quali Ballone e De Risio parlano di possibili colpi da realizzare entrambi gli indagati hanno sostenuto di aver parlato solo per spavalderia, in memoria dei vecchi tempi, come ex componenti di una banda (Battestini) che tra gli anni ’70 e 80 aveva seminato il terrore. Eppoi Di Risio, al quale gli si attribuisce una particolare propensione a parlare, ha confessato di non starci più con la testa.

Si dice innocente anche Petrocco, il giovane di Cepagatti, dipendente di una ditta di surgelati. Il quarto uomo, assistito dall’avvocato di Pescara, Marco Zanna, (che difende anche Paolucci) sarebbe stato tirato nel raid all’ultimo momento. In una intercettazione telefonica qualcuno avrebbe detto che per la rapina alla Conad era necessaria la sua presenza. Ma Petrocco si difende e nega di aver partecipato al blitz del 30 gennaio.

A margine dell’interrogatorio di garanzia l’avvocato Di Mascio ha chiesto la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare per i suoi assistiti. La Gip si è riservata la decisione in attesa del parere del pubblico ministero. Nessuna instanza invece è stata fatta dall’avvocato Marco Zanna che aspetta che gli atti vengano trasferiti per alla procura di Chieti.

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