Restaurata l’antica Torre vinaria

Rocca San Giovanni, da contenitore della bevanda a sala per eventi gastronomici

ROCCA SAN GIOVANNI. A metà strada tra un faro e un sottomarino, immersa nella campagna, ma con lo sguardo proiettato sul mare e la montagna. È la Torre vinaria della Cantina Frentana, una straordinaria opera di recupero architettonico inaugurata lunedì sera a Rocca San Giovanni.

La Torre, costruita nel 1958, da contenitore di cemento per il vino, è diventata lo scrigno di una sala “esperenziale” sospesa a 25 metri di altezza dove poter ospitare eventi gastronomici, manifestazioni culturali e di promozione del territorio e degustazioni. «Era un sogno che coltivavamo da tempo», spiega Carlo Romanelli, presidente della Cantina Frentana che conta 400 soci. «Ci sono voluti sei mesi per la redazione del progetto e la messa a punto dei lavori seguiti dall’ingegnere marchigiano Francesco Guzzini, un professionista esperto in progettazione integrata con cui abbiamo subito trovato un’intesa sull’idea progettuale fondata sul principio che le originarie funzioni della torre vinaria dovessero essere mantenute, realizzando però un luogo in cui potessimo regalare emozioni, facendo assaggiare un calice del nostro vino. Un luogo, insomma, non banale».

Ne è venuta fuori una sala di vetri, luci, legno e trasparenze che racconta da sola tutta la filosofia della cantina. Da un lato la tradizione e la memoria, con gli elementi originali della struttura, come i boccaporti per l’ispezione del mosto lasciati così com’erano, e dall’altro il racconto di tutto quello che significa il vino, dal legno di rovere che costituisce il parquet e che ricorda le botti, fino alle piccole luci sul piano centrale che consentono di cogliere tutti i riflessi del vino in un calice di vetro. Al centro della sala, un tavolo tondo di cristallo che permette di osservare dall’alto tutto il fermento della vita e del lavoro che si svolgono in cantina. «La sala esperienziale è il cuore di tutto il progetto», sottolinea, il progettista Guzzini, «un luogo in cui valorizzare i frutti della terra e restituire emozioni legate alla conoscenza del lavoro dell’uomo. Avremmo potuto realizzare una sala bellissima, ma senza storia, in questo modo abbiamo l’ambizione di aver restituito nuovo slancio alla torre vinaria realizzata nel 1958 dall’allora presidente D’Agostino, pensandola come un ponte fra passato e futuro».

«Il mondo enologico abruzzese», doice il giornalista enogastronomico Alessandro Bocchetti, «deve riscoprire un’ambizione. Difendiamo il vino abruzzese, crediamoci. Anche attraverso questi progetti si possono fare gradi cose».

Daria De Laurentiis

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