Riabilitazione dai privati Liste di attesa di 4 mesi

Tornano le proteste per la sospensione del servizio da parte del distretto I figli dei pazienti: «Senza terapia i nostri genitori peggiorano ogni giorno»

LANCIANO. Oltre 4 mesi di attesa per effettuare le terapie nei centri di riabilitazione accreditati dalla Asl, cicli brevi e discontinui; aumento dei dolori; difficoltà nei movimenti; regressione delle patologie. Sono le condizioni in cui vivono centinaia di pazienti a cui è stata tolta l’Adi, l’assistenza domiciliare integrata, dal distretto sanitario di Lanciano e che, di conseguenza, non effettuano più la riabilitazione in casa ma sono costretti a dover cercare posto nelle strutture private che fanno riabilitazione in convenzione con la Asl per essere curati.

Ma fare la domanda e ottenere un posto in queste strutture equivale ad una vincita al Lotto. Nei centri come il San Stefar - uno dei più grandi dove si curano circa 100 pazienti al giorno - non c’è posto e il budget limitato dato dalla Regione a stento basta per assicurare il servizio agli utenti già in cura.

«Non so che cosa fare», lamentano alcuni familiari di pazienti non più in Adi, «senza fisioterapia i nostri genitori stanno regredendo. Il problema è che siamo andate al San Stefar ma abbiamo trovato una lista di attesa incredibile: 4-5 mesi». «Ci sono pervenute segnalazioni e lamentele da parte di alcune persone che in Adi usufruivano della riabilitazione e che ora sono rimaste senza in attesa della verifica da parte della commissione medica del distretto», dice Gianni Antonacci, segretario cittadino di Sel che ha presentato un esposto in Procura per far luce sulla sospensione del servizio avvenuta all’improvviso nei confronti di 785 utenti.

«Queste persone rimbalzano da una struttura all’altra in cerca di un posto che è disponibile solo dopo mesi di attesa. Un’eternità». E sono in molti a rivolgersi ai centri privati visto che quello della riabilitazione è uno dei servizi di cui i pazienti in Adi usufruivano maggiormente: erano 240 utenti, ora scesi a 115 visto che 125 casi sono stati chiusi per inappropriatezza.

Da parte sua la Asl aveva cercato di agevolare l’inserimento degli utenti nelle liste chiedendo alle strutture convenzionate di comunicare quotidianamente al distretto la disponibilità dei posti: una premura inutile visto che i posti scarseggiano.

Teresa Di Rocco

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