«Riconosciuta la nostra correttezza»

Soddisfatta la famiglia proprietaria della Virtus, pronta ad impugnare in appello la sentenza

LANCIANO. «Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione, in merito alla sentenza emessa dal tribunale di Lanciano sulla vicenda giudiziaria che ha investito la nostra famiglia, per aver visto riconosciuta gran parte delle nostre ragioni e per aver dimostrato la correttezza dei nostri comportamenti». Sono le parole di Francesco, Guglielmo e Valentina Maio dopo la sentenza che ha chiuso il processo che li ha visti contrapposti al fratello e zio Giovanni, per la cessione di alcune società del gruppo di famiglia. «Ribadiamo la totale correttezza del nostro operato», sostengono il patron e i figli, ripercorrendo le decisioni del collegio: improcedibilità per tardività della querela per quanto riguarda i tre reati relativi alla cosiddetta infedeltà patrimoniale, concretizzatasi nell’acquisizione del controllo di alcune società attraverso presunte manovre illegittime a danno degli altri soci; l’improcedibilità per difetto di querela per la distrazione di mezzi finanziari che si sarebbe concretizzata in presunte false sponsorizzazioni in favore della Jogging Volley srl; assoluzione con formula piena dall’accusa di distrazione di mezzi finanziari per presunte false sponsorizzazioni in favore della S.S. Virtus Lanciano 1924, e per una presunta dichiarazione dei redditi fraudolenta, fatta dalla Bleu s.r.l in relazione a fattura emessa dalla Jogging Volley srl. «Per quanto riguarda la vicenda relativa alla società Henkot gmbH (società di capitali tedesca, ndc) per cui si contesta il reato presunto di dichiarazione di elementi passivi fittizi a scopo di evasione fiscale, il tribunale, allo stato attuale, ha riconosciuto la nostra responsabilità», confermano i Maio, «anche in questo caso, tuttavia, siamo convinti di aver operato in maniera del tutto lecita e corretta e restiamo in attesa di leggere le motivazioni della sentenza per impugnarla in appello. Anche su quest’ultimo punto non abbiamo dubbio alcuno che la giustizia saprà dimostrare la realtà dei fatti». (t.d.r.)