Rita Borsellino agli studenti: "Avanti senza paura"

D'Annunzio, incontro nell'auditorium del rettorato con l'europarlamentare sorella di Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nel '92

CHIETI. «Piena consapevolezza di quel che si vive». Rita Borsellino affida ai giovani, davvero tanti nell'auditorium del rettorato, il suo credo. Quell'animo profondo di giustizia che la guida da sempre, ancor di più da quando suo fratello, il magistrato Paolo Borsellino, deflagrò nell'odio della mafia quel tragico 19 luglio del 1992. Ucciso, toga scomoda di un potere perverso.

E' stata una giornata speciale, ieri, per l'università d'Annunzio. Un paio d'ore di emozioni forti. Rita Borsellino, europarlamentare, donna dallo sguardo fiero, di un azzurro intenso e penetrante, fa rabbrividire quando ti parla.

«Mi ha lasciata di stucco oggi», dice commossa, «sentirmi domandare dai ragazzi quel che avevo bisogno di dire loro. Una sintonia enorme, che mi convince sempre di più di quanto sia importante incontrarli».

«A loro dico», continua la Borsellino, «che debbono avere piena consapevolezza di quel che vivono. Mai farsi dire cosa fare, chiedersi sempre il perché di ogni cosa e, soprattutto, non aspettarsi alcun regalo o soluzione altrui».

Rita parla della paura. «Fa parte dell'uomo, lo diceva anche mio fratello Paolo, ma è il coraggio che rende liberi».

Una battuta sul silenzio. «Talvolta comunica più delle parole».

Racconta Rita, lascia che i ragazzi presenti nell'aula la accerchino di domande e curiosità. Non si risparmia. E' viva, sicura che il dovere della memoria per tanti uomini come Paolo aiuti questa comunità a crescere.

Prima che lei parli, nell'auditorium suonano le parole di una canzone. Dicono: «Prima di sparare pensa». Paradigma essenziale di questo incontro su legalità e mafia, sui riflessi su democrazia ed economia, organizzato dal preside della facoltà di scienze della formazione, Gaetano Bonetta.

«C'è tanta mafia spicciola e diffusa nella società», dice Bonetta, «quella delle distorsioni del pensiero, a esempio, che fa piegare l'attività delle pubbliche amministrazioni a interessi di privati e non della collettività. In questo l'università può tanto, perché con la cultura della formazione si può promuovere la coscienza civile di contrasto a questo fenomeno».

Isabella ha 12 anni, è tra le più piccole in platea. «Ascoltare persone come lei», commenta, «mi convince sempre di più che le regole non vanno gridate, solo capite». Accanto a lei c'è Gabriella Ciaffarini, insegnante dell'istituto Da Vinci di Pescara. «L'esempio di Paolo Borsellino ci dice che il codice etico è nella vita di ogni giorno, basta metterlo in pratica, senza mascherarsi dietro l'espressione non-è-possibile».

E' stata una giornata ricca di contenuti, un'esperienza davvero interessante per centinaia di studenti presenti nell'aula dell'università.

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