«Sì all'estrazione di idrocarburi»

I dipendenti Eni di Ortona: l'attività è sicura e aiuta l'Abruzzo

PESCARA. «Le risorse naturali di idrocarburi dell'Abruzzo possono essere prodotte in assoluta sicurezza nel rispetto delle rigide normative di legge e degli standard internazionali attualmente applicati e finalizzati alla salvaguardia delle persone, dell'ambiente e del territorio».

Lo affermano i lavoratori dell'Eni di Ortona e dell'indotto, in un documento congiunto firmato dai rappresentanti delle organizzazioini sindacali di categoria ed Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil, che è di forte difesa dello sviluppo delle attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi, contro la quale sono schierati tutti i movimenti ambientalistici e il centrosinistra abruzzesi.

Per i sindacati, «gli idrocarburi, tanto demonizzati dalle associazioni ambientaliste e da alcuni comitati con interessi locali, sono il perno dello sviluppo sociale ed economico dell'Abruzzo in quanto quotidianamente utilizzati da tutti noi, nessuno escluso e i paventati risvolti negativi sulle attività turistiche ed agroalimentari in tutti questi anni non si sono mai manifestati».

«Anzi», aggiungono i sindacati, «l'indotto generato, ha contribuito fattivamente allo sviluppo sia occupazionale, dando lavoro a migliaia di famiglie, sia infrastrutturale con la crescita dell'Aeroporto d'Abruzzo, dei porti e delle strutture alberghiere dell'intera regione».

«Al pari di ogni attività produttiva», sostengono i sindacati, «qualsiasi sviluppo di energie, rinnovabili o meno, comporta un impatto ambientale, evidenziamo che nel corso dei sessant'anni di produzione di idrocarburi in Abruzzo non si è mai verificato alcun danno sia all'ambiente che alle persone. A tale riprova è bene ricordare che dagli anni '70 al Duemila, le attività minerarie in Abruzzo hanno avuto il massimo sviluppo d'investimenti e di produzione in concomitanza con la nascita della Regione Abruzzo quale "Regione dei parchi"».

«Non riusciamo perciò a comprendere», aggiungono i rappresentranti dei lavoratori dell'Eni di Ortona e dell'indotto, «come un valore di rilevanza nazionale come l'energia possa essere condizionato da comportamenti e considerazioni ambigue e faziose manifestate da alcune persone che, senza le adeguate conoscenze tecniche, continuano a confondere lo sviluppo e la produzione di idrocarburi naturali con la costruzione di fantomatici impianti petrolchimici di raffinazione, per niente attinenti all'attività estrattiva».

«Regioni adriatiche a noi vicine, quali Marche, Emilia Romagna e Molise», proseguono, «hanno considerevolmente sviluppato il settore turistico, cresciuto nonostante la presenza delle attività minerarie in terraferma e a mare di fatto, di fronte alle spiagge più rinomate dai turisti, sono produttive oltre settanta piattaforme».

«Con il perdurare del periodo di crisi economica mondiale, che attanaglia pesantemente anche la nostra regione in termini occupazionali ed elevati costi energetici aggravanti i già difficili bilanci familiari», concludono, «l'Abruzzo non può permettersi di rinunciare a questo suo patrimonio energetico naturale che può diventare locomotiva trainante dello sviluppo economico regionale con grandi investimenti e positive ricadute nel campo occupazionale».

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