Sì alla perizia psichiatrica per Di Lello 

Parte il processo in Corte d’assise d’appello, accolta la richiesta della difesa dell’ex panettiere condannato a 30 anni

VASTO . La perizia psichiatrica su Fabio Di Lello si farà. La Corte d’assise d’appello dell’Aquila ha accolto la richiesta della difesa dell’ex panettiere, condannato a 30 anni per l’omicidio di Italo D’Elisa. Richiesta che fu rigettata dai giudici di primo grado. Adesso sarà uno specialista a stabilire le sue condizioni psico-fisiche quando sparò a Italo D’Elisa e se era in grado di comprendere la gravità del suo gesto. Il giudizio d’appello per l’omicidio del 21enne D’Elisa parte da qui. La Corte ha accolto le richieste preliminari della difesa di Di Lello, rappresentata dagli avvocati Giuliano Milia e Pierpaolo Andreoni. Il processo è aggiornato al 21 febbraio per la nomina e il giuramento dei periti. Presenti in aula anche i legali della parte civile, gli avvocati Pompeo Del Re e Gianrico Ranaldi.
A chiedere il giudizio in appello sono stati i difensori di Fabio Di Lello. L’ex fornaio il 1° febbraio 2017 sparò e uccise Italo D’Elisa per vendicare la morte della moglie Roberta Smargiassi. Poi tornò al cimitero e lasciò la pistola vicino alla tomba della moglie. In primo grado, il 24 marzo scorso, la Corte d’assise di Lanciano ha condannato l’imputato a trent’anni di reclusione, tre anni di libertà vigilata, interdizione perpetua dai pubblici uffici e una provvisionale di 40mila euro a testa ai familiari di D’Elisa, il papà Angelo, la mamma Diana e il fratello Danilo.
I difensori con la perizia psichiatrica -chiesta fin dal primo giudizio- cercheranno di dimostrare che l’omicidio di Italo D’Elisa non fu premeditato, ma frutto di un raptus provocato da una mente sconvolta da un dolore divenuto ossessione. Persone vicine alla famiglia dicono che l’ex fornaio, in carcere da un anno, è seguito da un medico. Di Lello continua a piangere: lacrime di dolore ogni qualvolta rivive i giorni di angoscia dalla morte della moglie Roberta fino all’omicidio di Italo. Proprio come aveva fatto alla lettura della condanna di primo grado a 30 anni, decisa quasi un anno fa dalla Corte d’assise di Lanciano. Fabio aveva abbracciato i difensori e si era sfogato con un pianto liberatorio. Di Lello è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a tre anni di libertà vigilata al momento della fine della pena detentiva, oltre al pagamento delle spese processuali alle parti civili. La Corte d’assise aveva posto sotto sequestro la pistola calibro 9 con la quale il primo febbraio 2017 Di Lello uccise Italo D’Elisa. Gli avvocati di parte civile Pompeo Del Re e Gianrico Ranaldi hanno più volte rimarcato che in uno Stato di diritto è importante che la giustizia la faccia un tribunale e non che si possa fare da sé.
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