S’incatena per il risarcimento che non arriva

Ingiusto licenziamento: operaio deve avere 30mila euro ma la Istonio Affilature si è trasferita al nord

VASTO. È rimasto incatenato al guardrail della statale 16 a Punta Penna sotto la pioggia battente per più di dieci ore. Luciano Di Pasquale, 46 anni, ex operaio della Istonia Affilature, stanco di aspettare il risarcimento deciso dai giudici per l’ingiusto licenziamento subito nel 2001, ha deciso di richiamare l’attenzione dei media sulla sua odissea iniziando lo sciopero della fame e della sete incatenato a pochi metri dalla sua ex fabbrica.

L’intenzione era quella si lasciarsi morire sull’asfalto. Inutile l’intervento dei carabinieri prima e della polizia municipale poi. «Non voglio più bere nè mangiare e da qui non mi muovo fino a quando non sarò risarcito», ha dichiarato l’operaio.È stato il suo legale, l’avvocato Vincenzo Chielli, a convincerlo a sospendere la protesta e a tentare un’altra strada per riuscire ad ottenere quello che a parere dei giudici gli spetta.

Luciano Di Pasquale fu licenziato dalla Istonia Affilature insieme ad altri operai nel 2001 “per giusta causa”. Alcuni operai reagirono in malo modo. Di Pasquale decise di rivolgersi alla magistratura. L’operaio vinse la causa e i giudici ordinarono la sua riassunzione. L’azienda presentò appello. Anche i giudici d’appello, però. diedero ragione all’operaio. «La Istonio Affilature avrebbe dovuto versare per gli stipendi dovuti e il risarcimento, 30 mila euro», spiega l’avvocato Chielli. A quel punto cominciarono le difficoltà. La Istonio Affilature trasferì la sede legale da Punta Penna a Melfi e da Melfi a Bolzano.

«Ora non si chiama più Istonio Affilature ma Istonio srl. Ho presentato in tribunale la richiesta di fallimento ma non è stato semplice rintracciare l’azienda. In più non sappiamo se la nuova società ha incorporato i debiti pregressi. Non è affatto semplice riuscire a venire a capo della questione», spiega l’avvocato Chielli. «Vanno fatte tutte le dovute verifiche».

«Io voglio giustizia», ha ripetuto per ore Di Pasquale. «Per colpa del lavoro è andato a pezzi anche il mio matrimonio. Ora sono separato e con un figlio di 12 anni di crescere. Sto protestando anche per lui».

Dopo lunghe trattative l’avvocato ha convinto il suo cliente a sospendere la protesta che è arrivata al ministero della Giustizia. Chissà che presto non arrivino buone notizie per l’uomo. (p.c.)

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