Salvate 34 donne vittime di violenza

Dalla madre stuprata ad altre storie choc. Primo compleanno del centro ortonese, la presidente: casi in aumento

ORTONA. Una segnalazione dal reparto di ginecologia dell’ospedale di Ortona, il sospetto di una violenza fisica che diventa certezza quando la partoriente ammette di averla subita. Si impugna il caso, ci si rivolge alla questura di Chieti e la donna viene trasferita in una casa protetta. Questa è solo una delle tante vicende su cui ha lavorato Donn.è, associazione di promozione sociale che lotta contro la violenza sulle donne. La fondazione nata ad Ortona nel luglio del 2012 dalla sinergia e dall'incontro di giovani professioniste affermate, Donn.è si pone l’obiettivo di promuovere azioni sul territorio al fine di sensibilizzare, prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere.

Dopo aver vinto il bando della Regione per l’apertura di un Centro antiviolenza per il bacino di utenza di Ortona, l’associazione ha avviato una vera e propria campagna di sensibilizzazione e un aiuto concreto verso le donne in difficoltà.

Il lavoro. Il centro garantisce la massima riservatezza dei dati delle vittime e, alle stesse, offre servizi totalmente gratuiti come l’accoglienza, svariate consulenze e l’accompagnamento in strutture protette. Un’equipe di circa venti operatrici assiste le donne dai primi passi del loro percorso. Una counselor riceve la persona, le fornisce indicazioni e la affida alle esperte dei vari campi. Tra questi un’area psicologica e medica, ma anche un settore legale e una mediatrice culturale. Inoltre per dare maggiore ascolto a chi cerca sostegno, da ottobre è stato aperto un sportello nell’ospedale di Ortona. Una mossa vincente tanto che, come rivela la presidente di Donn.è Francesca Di Muzio «a partire da quei mesi si è potuto notare un incremento dei contatti telefonici».

Il centro opera in perfetta collaborazione con le istituzioni e crea una rete di aiuto sociale non indifferente. Ad esempio, segnalazioni di stalking sono giunte dalla stazione dei carabinieri, dove una donna si è recata per denunciare la violenza subita. Ci si è rivolti così alle operatrici dell’associazione, che hanno offerto un supporto psicologico e legale.

Primo anniversario. Lo scorso 14 febbraio il centro antiviolenza ha compiuto un anno di attività. E per Donn.è è stato tempo di bilanci. «In dodici mesi», rivela la presidente Di Muzio, «i casi gestiti sono stati trentaquattro. Si tratta di donne di età compresa tra i 30 e 40 anni e, l’85% di queste, sono di nazionalità italiana. I maltrattamenti denunciati sono di vario tipo: prevale quello psicologico, seguito da quello fisico, dallo stalking e dalla violenza economica. Nella stragrande maggioranza l’abuso è perpetrato dal marito. Un dato questo, che conferma come la violenza domestica sia la più frequente. Il 15% delle donne ha ritrovato serenità e stabilità nel percorso di uscita dalle proprie vicende».

Donn.è e le scuole. Ma Donn.è non intende solo curare, bensì l’obiettivo è anche prevenire e garantire una rinnovata cultura femminile, che investa su una nuova visione della relazione uomo-donna. Proprio per questo è stata avviata un’interessante attività, “Progetto senza violenza”, ideata e sviluppata per le scuole superiori.

L’iniziativa si prefissa di intraprendere un percorso informativo, emotivo ed esperienziale per risolvere i conflitti prima che questi degenerino in violenza.

Alfredo Sitti

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