gli incontri con gli ex allievi

Savina a Chieti: «Il terrorismo? L’Italia sa difendersi»

Il questore di Milano incanta una platea di cento studenti all’istituto Galiani: «Sono al servizio dei cittadini, questo istituto mi ha forgiato al senso del dovere»

CHIETI. Ha raccontato un pezzo della sua vita con semplicità e schiettezza ed è riuscito a inchiodare un centinaio di studenti ai banchi dell’aula magna per più di un’ora. Luigi Savina, questore di Milano e teatino doc, è stato l’ospite d’onore di una giornata importante per allievi, docenti e per Candida Stinziani, dirigente scolastica dell’Istituto tecnico commerciale e per geometri “Ferdinando Galiani” che, sabato prossimo, concluderà le celebrazioni per i 150 anni della sua fondazione.

Una mattinata all’insegna della memoria dedicata agli studenti dell’Itis caduti nella Grande Guerra e caratterizzata da un evento importante che lascerà il segno anche alle generazioni future: la posa della pietra d’inciampo dedicata all’allievo Aldo Oberdorfer, ebreo, nato nel 1885 e internato in un campo di lavoro tedesco dove trovò la morte nel 1941. Il ricordo è andato anche ad altri due studenti ebrei del Galiani, Alberto Schumann e Giulia Volterra, che riuscirono a salvarsi dalla follia nazista. Un lavoro di ricerca lungo che l’istituto teatino ha portato avanti in collaborazione con l’associazione Chieti nuova 3 febbraio e dal quale è scaturito il progetto dal titolo “il calendario della Repubblica - il dovere della memoria».

Luigi Savina si è seduto tra gli studenti e ha seguito con attenzione l’emozionante esibizione del coro del Galiani. A descrivere lo spessore professionale e umano di Luigi Savina è stato l’amico e compagni di studi Gabriele Salvatore. L’insegnate dell’Itc ha ricordato gli arresti eccellenti di personaggi come Giovanni Brusca e del cognato di Salvatore Riina, Leoluca Bagarella. Grandi imprese contro la mafia. Ma l’ex studente del Galiani non si sente un eroe: « Il mio ruolo di funzionario di Polizia è al servizio dei cittadini» ha detto «questo senso del dovere è stato trasmesso dalla mia famiglia, ma anche dalle istituzioni scolastiche, compresa questa scuola».

Dove è nata la passione per lo studio del Diritto. «Sulle materie ragionieristiche non ero molto ferrato, fin dalle elementari ho avuto scarso successo con la matematica, ma in questo istituto» ha confidato Savina «ho avuto la fortuna di avere come insegnante il professor Spinucci e che mi ha appassionato allo studio del Diritto». Il “super poliziotto” ha rivelato ai ragazzi che deve la sua bella carriera al lavoro di squadra: «Io ho avuto la fortuna di avere con me sempre una grande squadra. Nella mia lotta al terrorismo negli anni ’80 sono arrivato fino in fondo perché la società civile si è resa conto che doveva dare sostegno a forze dell’ordine e magistratura. Ognuno di noi deve contribuire a costruire un mondo basato sulla legalità».

Ottimista la visione di Savina sul terrorismo “moderno”. «Su questo problema» ha detto «vorrei rassicurarvi. In Italia, per fortuna, da molti anni non ci sono stati attentati come in altri Paesi del mondo. È il segnale che in questo Stato le nostre forze dell’ordine hanno un sistema di controllo efficace». E sull’accoglienza dei profughi? Savina non ha dubbi: «L’accoglienza è un dovere come è nostro dovere rispettare per primi le regole dell’inclusione. Dobbiamo dare il buon esempio prima di imporre le nostre regole a chi ospitiamo».