Scandalo oli esausti all'Eni, un arresto anche ad Ortona

Finisce ai domiciliari (con altri quattro) la dirigente Eni Angelini che risiede nel comune costiero. Si occupa di sicurezza

ORTONA. Irrompe anche nella provincia di Chieti, e precisamente ad Ortona, con l'arresto di una dirigente dell'Eni, Roberta Angelini, 56 anni, residente nel comune costiero, l'inchiesta della Procura di Potenza sulle "attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti". La Angelini, responsabile Sicurezza e salute dell'Eni a Viggiano, è stata posta dai Carabinieri per la tutela ambiente agli arresti domiciliari così come altri quattro funzionari e dipendenti dell'Eni: Vincenzo Lisandrelli, Antonio Cirelli, Luca Bagatti e Nicola Allegro. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. I militari hanno eseguito anche un'ordinanza di divieto di dimora a Potenza nei confronti di Salvatore Lambiase, dirigente dell’Ufficio ambientale della regione Basilicata per quanto riguarda le attività di smaltimento rifiuti dal Centro Oli di Viggiano.

Ieri mattina nel capoluogo della Basilicata si è tenuta la conferenza stampa convocata dalla Procura di Potenza. Il Procuratore della Direzione nazionale antimafia, Alfredo Roberti, ha detto che «in questo caso non si può parlare di eco-mafia perché con ci sono gruppi malavitosi», ma che si debba parlare «di delitti d’impresa legata allo smaltimento di rifiuti e quindi di reati ambientali, ai quali la procura nazionale antimafia ha rivolto particolare interesse».

Da fonti investigative e sindacali, si è appreso che sono stati eseguiti anche due decreti di sequestro nel centro oli di Viggiano con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio: è in Val d'Agri, infatti, che si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Interpellata, Eni non commenta e spiega che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione: quando il quadro sarà completo saranno forniti commenti. Il gruppo sottolinea di stare collaborando con la magistratura.

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L'inchiesta ha riguardato anche il centro oli della Total in contrada Tempa rossa, a Corleto Perticara (Potenza). Coinvolto Gianluca Gemelli, imprenditore e commissario di Confindustria Siracusa, è accusato di traffico di influenze illecite perché «sfruttando la relazione di convivenza che aveva col Ministro allo Sviluppo economico - si legge nel capo d'imputazione - indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total le qualifiche necessarie per entrare nella “bidder list delle società di ingegneria" della multinazionale francese, e partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l'impianto estrattivo di Tempa Rossa».

Dagli atti dell'inchiesta spunta un'intercettazione del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, compagna di Gemelli, che rischia di mettere in difficoltà il governo. «Domani dovremmo riuscire ad approvare quell’emendamento», dice la Guidi a Gemelli. Nella stessa intercettazione viene citata anche Maria Elena Boschi. Nessuna delle due ministre è indagata.