Scompare la spiaggia del Turchino

L’erosione e la mano dell’uomo distruggono il litorale-simbolo. La costa Bandiera blu rischia di perdere l’angolo più bello

SAN VITO CHIETINO. La spiaggia del Turchino non c’è più. Esiste solo in qualche vecchia foto e sulle cartine geografiche. Il mare e le correnti hanno spazzato via i ciottoli che caratterizzavano una delle perle del litorale dei Trabocchi.

San Vito Chietino ha ottenuto di nuovo la Bandiera blu, ma ha perso per sempre la sua spiaggia-simbolo. Il mare ha completato l’opera già cominciata negli scorsi anni. Il litorale amato da Gabriele D’Annunzio, e descritto nel romanzo Il trionfo della morte, ha cambiato volto in meno di un lustro. Un duro colpo per una costa già minacciata dalla presenza di Ombrina Mare 2, la piattaforma petrolifera dell’inglese Medoilgas a sette chilometri dalla costa.

L’erosione marina ha però agito prima dell’arrivo dei magnati dell’oro nero. Non c’è più traccia delle calette nascoste e selvagge vanto di San Vito Chietino. È stata cancellata del tutto la prima cala a nord del trabocco del Turchino, in località Portelle. Proseguendo verso San Vito Marina si trova un’altra spiaggetta, ormai ridotta a pochi metri. Non va meglio a sud: i ciottoli sono scomparsi quasi del tutto e le onde sbattono sulle rocce poste dall’uomo per costruire l’ex tracciato della ferrovia.

Un disastro causato dalla natura, che cambia e muta forma in continuazione, e accelerato dall’uomo. «La calata del Turchino è scomparsa per motivi idrogeologici. Ma l’incuria e le scelte sbagliate degli amministratori ha reso il fenomeno più rapido», afferma Pierluigi Vinciguerra di Italia Nostra. «In tutta la nostra costa è in atto un fenomeno franoso non visibile a occhio nudo. Un movimento rotazionale del fondo marino fa scivolare il bagnasciuga. A questo si aggiungono le scelte dell’uomo. Gli interventi effettuati sul litorale dai singoli Comuni, come ad esempio i frangiflutti, hanno modificato le correnti marine e accelerato l’erosione. Il risultato è che a pagare è una perla come il Turchino».

«Parliamo di calata Turchino perché vediamo il disastro con i nostri occhi, ma il fenomeno dell’erosione riguarda tutto l’Abruzzo e tutta l’Italia», sottolinea Luzio Nelli di Legambiente, «La normale evoluzione della natura, accelerata dall’intervento dell’uomo, fa scomparire spiagge ogni giorno. Per mettervi fine, o meglio per rallentarlo, è necessario rivedere il nostro sistema di sviluppo. Servono due tipi di intervento. Uno strutturale e globale che freni i cambiamenti climatici. L’altro contingente: occorre decongestionare ed evitare la cementificazione della costa».

Il principale imputato per la scomparsa di calata Turchino sembra proprio il cemento. «Il braccio a mare del porto di Ortona ha modificato tutte le correnti», conferma Nelli.

Eppure l’uomo non smette di gettare calcestruzzo, non solo in mare ma anche sulla costa. Davanti al sentiero che porta alle calette scomparse è in costruzione un complesso residenziale. Si chiama, per ironia della sorte, Caletta del Turchino. Lo stesso nome della spiaggia in cui i futuri proprietari degli appartamenti non potranno mai fare il bagno e prendere il sole.

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