Seminario, che festa con la «nuvola nera»

L’imponente struttura dedicata a san Pio X che volevano trasformare in albergo

CHIETI. «Quando quella nuvola nera si riversava in piazza Trento e Trieste era una festa, un turbinio di tonache che invadeva il centro storico e la città ricambiava con curiosità ed affetto la presenza di quei giovani seminaristi». Nelle parole di don Panfilo Argentieri, già vicario vescovile e ora parroco di San Francesco Caracciolo al Tricalle, memoria storica della curia teatina, la sintesi di un rapporto singolare tra la città e il “suo” seminario.

«Chieti città di preti e soldati», questa, in sintesi, la cruda espressione che echeggia spesso nei commenti sul capoluogo nel tentativo di ricavarne un’etichetta “conservatrice” o pseudo tale». Ma che non rende merito alle pur rilevanti implicazioni socio-economiche, oltre ai risvolti di storia e tradizione, che la presenza di strutture religiose e militari hanno da sempre comportato per lo sviluppo.

Chieti, dunque, città (anche) a forte connotazione religiosa tanto nell’accezione della radicata fede per i valori cristiani, quanto nel significato di centro metropolitano dalle spiccate valenze aggregative per la fondazione di ordini e la collocazione nevralgica di enti religiosi. E quando si parla di quest’ultimi si parla innanzitutto del “Pontificio Seminario San Pio X”.

Continua con la foto d’epoca dedicata all’imponente struttura immersa nel contesto urbano della villa comunale (ex Villa Nolli) la rassegna dedicata dal Centro ad alcuni degli angoli più significativi della città. L’ingresso principale, che affaccia sul boulevard ottocentesco di viale IV Novembre, tradisce gli antichi fasti. Le due targhe in marmo, integrate nelle colonne della porta carraia in ferro battuto, recitano, rispettivamente: “Seminario Pontificio San Pio X” e “proprietà della Santa Sede”.

In realtà è da oltre dieci anni che il complesso, edificato nel biennio 1912-1914 su progetto dell’architetto udinese Giovanni Battista Della Marina, non può più fregiarsi delle prerogative attribuite alle proprietà della Città del Vaticano. Nel 1994, infatti, iniziano le trattative tra la Santa Sede e la Conferenza episcopale abruzzese-molisana (Ceam) per l’acquisizione della struttura da parte dei vescovi delle due regioni.

Le ali storiche del complesso, la prima dedicata a Pio X (di proprietà pontificia fin dalla costruzione) e la seconda titolata a Pio XI (già acquistata nel 1987 dalle diocesi abruzzesi-molisane durante il mandato dell’arcivescovo Antonio Valentini), sono riunite in un unico progetto formativo che gradualmente scorporerà le classi ginnasiali e liceali, poi ospitate nel seminario arcivescovile (via Arniense) e nel seminario diocesano (piazza Vittorio Emanuele), per privilegiare il corso di teologia.

Si coniugano così le finalità della riforma di accentramento dei seminari su base interdiocesana, varata da papa Pio X nell’anno Domini 1908, con le decentrate esigenze gestionali e il progressivo calo delle vocazioni a partire dagli anni 80. La riforma produce la nascita dei poli storici degli istituti di teologia, alcuni dei quali, successivamente, si organizzano su base regionale. Attualmente in Italia si contano otto seminari regionali: oltre a quello di Chieti, Anagni, Ancona, Bologna, Cagliari, Catanzaro, Molfetta e Siena.

«Il seminario pontificio», dice don Panfilo, «condivide la storia della città dai primi del Novecento ai nostri giorni. Insieme istituzione religiosa, sede del tribunale ecclesiastico regionale e polo convegni per manifestazioni culturali, ha prodotto intere generazioni di sacerdoti e di pastori illuminati. Mi piace ricordare, a titolo d’esempio, Pietro Santoro, neo vescovo di Avezzano, Domenico Bornigia e Cleto Bellucci, già rettori del Pio X e poi eletti vescovi, monsignor Luciano Suriani, che riveste incarichi importanti presso la nunziatura apostolica della Santa Sede».

Dal registro delle spese per la costruzione del complesso, rintracciato dagli archivisti del San Pio X tra la corrispondenza dell’epoca da e per il Vaticano, si rileva un costo chiavi in mano del seminario pontificio, a tutto il 6 dicembre 1915 (anno di ultimazione dei lavori accessori alla struttura), di lire 827.860 e 44 centesimi, ossia oltre 300.000 lire in più rispetto al preventivo. Oggi il seminario vale svariati milioni di euro e all’inizio degli anni Novanta si parlò insistentemente di operazioni immobiliari che avrebbero dovuto riconvertirne una cospicua parte in una moderna struttura alberghiera e non solo.

Non se ne fece nulla e il San Pio X è sopravvissuto a diverse trasformazioni socio-politiche, succedendo a se stesso nel qualificato ruolo di “Istituto di teologia”, in pratica una piccola “Bocconi” per giovani seminaristi. Un parco di circa due ettari con numerose specie botaniche che custodisce, sotto la recinzione muraria a confine con via Nicoletto Vernia, i resti della strada consolare Claudia-Valeria. Questo il contesto logistico in cui si sviluppa la struttura la cui gestione costa alla Ceam non meno di 500.000 euro annui.

«Con molti sacrifici», spiega il rettore del seminario don Gino Cilli, “si riescono a far quadrare i conti, il nostro primo obiettivo è quello della formazione degli attuali 50 iscritti ai corsi di teologia, per fortuna ci sono segnali di frenata della crisi delle vocazioni anche se i tempi d’oro, quelli degli oltre 200 seminaristi per anno scolastico, sono ormai un pio ricordo, come quello di Pio X, al secolo Giuseppe Sarto, patriarca di Venezia asceso al trono di Pietro il 4 ottobre 1903, eletto santo nel 1954, padre del catechismo e della riforma del Codice di diritto canonico, autore, tra le altre, dell’enciclica “Singulari quadam” sulla questione sociale (1912).

Un papa che Chieti ricorda proprio nella denominazione di questo suo fiore all’occhiello, il seminario (già) “pontificio” immerso nel verde della villa comunale.