Sesso nel night, le rivelazioni dei clienti

L’imbarazzo ed i racconti in tribunale di medici, commercianti e ristoratori di Chieti e Pescara diventati testimoni

CHIETI. Se non si trattasse di un giro di ragazze straniere costrette, secondo l’accusa, a prostituirsi per poter sopravvivere si potrebbe dire che le testimonianze di ieri mattina rese da alcuni frequentatori del night club Taix di Francavilla sono state anche esilaranti. In aula davanti al collegio presieduto da Camillo Romandini (a latere Patrizia Medica e Antonella Redaelli) è venuto fuori uno spaccato di vita dentro i locali notturni di uomini, professionisti, commercianti, medici.

Il processo vede sei persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’induzione e favoreggiamento della prostituzione. Sul banco degli imputati i gestori e i fac totum dei locali notturni: il Taix di Francavilla e l’ex Angelo Azzurro di Roseto che sono Rocco Di Renzo, di Chieti, personaggio conosciuto perché una volta faceva il carrozziere, Simka Jiri, direttore del bar, Carmine Torino, conosciuto nell’ambiente come Schitto, Beatrice Hermozilla Graciele, Javier Vigo Enrique, gli ultimi 3 gestori dell’ex Angelo Azzurro ma con a capo sempre Di Renzo.Tra gli imputati anche un poliziotto, Michele Ercoletti, di fuori, che andava al night con la macchina di servizio e il lampeggiante. Per lui l’imputazione di peculato.

Il primo a deporre un medico conosciuto di Chieti, ex frequentatore del locale, al quale la pm Marika Ponziani, ha chiesto semmai sapesse che le ragazze fossero costrette dal proprietario a fare molti soldi. «Immagino di sì», ha risposto con distacco, «che dovessero far fare al cliente più consumazioni». L’accusa parla di 270 euro a serata, 15 euro ogni 20 minuti, questo erano i tempi e ricavi imposti.

Il secondo testimone dice che andava nel locale ogni tanto e di nascosto. Perché? Chiede la pm. «Perché ero sposato» poi nega di conoscere i gestori ma quando si alza dal banco degli imputati saluta con un cordiale cenno della mano il direttore dal bar, Schitto, seduto accanto al suo avvocato.

È la volta di un medico anziano. Evidentemente imbarazzato, cerca di dare tutte le giustificazioni possibili alla sua debolezza e alla fine dice che frequentava il Taix per un po’ di compagnia.

Ma il testimone più divertente è stato un ristoratore di Francavilla. Di fronte alla contestazione della pm che gli faceva notare come si stesse contraddicendo rispetto a quanto reso alla polizia ha risposto: «Presidè la verità è che il night è una cosa complessa. É un casino». In aula si scatena un comune fragorosa risata.

L’inchiesta partì dalla procura distrettuale antimafia per il reato di tratta di schiave. Reato poi non dimostrato. Il fascicolo passò alla procura di Chieti. In due parole c’era un procacciatore di entraineuse che partivano dai loro paesi di origine, Est europeo, già con un debito di 1800 euro. Venivano assunte dai gestori del Taix e dell’ex Angelo Azzurro. Nei locali dovevano procacciarsi clienti, che bevessero molto, e spendessero 15 euro ogni venti minuti. Il loro stipendio era di 1800 euro. Ma alla fine del mese non restava niente nelle loro tasche. Perché oltre a dover ridare mensilmente una rata a saldo del debito originario, si dovevano pagare le spese di alloggio. In più i gestori del night cercavano ogni scusa per infliggere multe: se la minigonna non era corta, se i tacchi non erano alti, e se non raggiungevano la somma prevista. Così molte di loro sono state costrette a prostituirsi.

Il processo è stato aggiornato al 30 giugno quando deporrà la testimone chiave.

©RIPRODUZIONE RISERVATA