Spaccio, i 4 arrestati citati da Pagano dopo il delitto

San Salvo, i nomi nell’interrogatorio dell’indagato per l’omicidio della Paganelli L’avvocato Cerella: «La droga non c’entra, l’assassinio è stato premeditato»

SAN SALVO. Accuse, ritrattazioni, frasi sconnesse ma anche tanti elementi. La disperazione e poi un lungo elenco di nomi. Molti presunti spacciatori. Anche Giovanni Giuliano, 35 anni, Carlo Libero, 28 anni, Ciro Manna, 26 anni, e Vincenzo Barra, 45 anni, i quattro arrestati dai carabinieri venerdì con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti, erano nell’elenco delle persone citate durante l’interrogatorio di Ferragosto a cui venne sottoposto Vito Pagano, il presunto assassino di Albina Paganelli.

Non sono stati loro ad avere dato a Pagano il mix micidiale di cocaina ed eroina che, secondo gli avvocati Fiorenzo Cieri e Clementina De Virgilis ebbe un effetto devastante sulla psiche del giovane, provocando il black out mentale che lo avrebbe portato a commettere l’omicidio. «Tuttavia, stando alle intercettazioni e alle informazioni acquisite con sofisticate tecniche investigative, i quattro erano riusciti a formare una compagine criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti nella zona», dicono i carabinieri. Pagano era probabilmente uno dei clienti. Certo non il solo, a giudicare dai risultati dell’attività investigativa.

E ancora una volta l’area di approvvigionamento è la Puglia. Le indagini si stanno concentrando su Vincenzo Barra, originario di San Severo. I carabinieri stanno cercando di scoprire chi c’è dietro di lui. Non è la prima volta che la Puglia si rivela il serbatoio di droga del Vastese. Dei 63 indagati dell’operazione Tramonto molti provenivano dalla Puglia o avevano collegamenti con la Daunia. E lo scorso 28 febbraio la retata dell’operazione Pink Lady (25 spacciatori finiti in carcere) ha portato gli investigatori fino a San Salvo. «La diffusione della droga sta diventando una piaga. Spesso dietro cruente vicende di cronaca c’è la droga», rimarcano Cieri e De Virgilis.

L’accostamento dell’omicidio Paganelli al consumo di droga non piace agli avvocati che rappresentano la famiglia Paganelli. «L’omicidio di Albina Paganelli è stato premeditato. La droga non c’entra nulla», insiste l’avvocato Giovanni Cerella. Sta di fatto che lo stesso sindaco, Tiziana Magnacca, subito dopo l’omicidio chiese aiuto al prefetto per mettere un freno al dilagare della microcriminalità e allo spaccio in città. E ora, prendendo spunto dagli arresti arrivati al termine di indagini condotte dai pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani, il sindaco torna a sottolineare l’importanza del tribunale di Vasto. «Vicende come questa sono emblematiche e dimostrano quanto sia importante avere magistrati inquirenti e giudicanti qui. Se davvero il tribunale di Vasto dovesse chiudere il clima sarebbe destinato a peggiorare», è l’opinione del sindaco Magnacca condivisa dai colleghi di Vasto, Cupello e Monteodorisio.

Paola Calvano

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