Tagli all’assistenza sanitaria Pupillo chiede chiarezza

Il sindaco: terapie sospese senza l’esame della commissione di valutazione Provvedimenti presi solo dal dirigente del distretto di via don Minzoni

LANCIANO. Da febbraio centinaia di utenti che erano in Adi, l’assistenza domiciliare integrata, sono rimasti all’improvviso senza terapie, senza poter fare riabilitazione, senza cure. Oggi, dopo 6 mesi di proteste e richieste di verifiche - a restare senza terapie è stata anche la gran parte di coloro che fa la riabilitazione perché i centri accreditati dalla Asl hanno finto i fondi regionali - si scopre che molte situazioni non dovevano essere escluse. Non solo perché le patologie erano talmente gravi da aver bisogno dell’Adi, ma anche perché molti casi sono stati esaminati non dall’Unità di valutazione multidimensionale (Uvm), prevista dalle procedure, ma dalla responsabile del distretto sanitario di Lanciano.

«La responsabile del distretto ha tagliato di suo pugno l’assistenza a gran parte dei 785 pazienti che ne usufruivano secondo lei in modo improprio», attacca il sindaco Mario Pupillo, dopo aver ricevuto dalla Asl gli atti relativi ad alcuni casi di cure escluse, «chiedo quindi che subito siano rivalutati tutti i casi sospesi dal suo arrivo, dall’Uvm distrettuale». Il sindaco Pupillo, il 25 giugno aveva chiesto l’accesso agli atti alla Asl per capire come fossero state effettuate le verifiche che hanno portato alla sospensione dell’assistenza domiciliare. «La risposta Asl non è stata esaustiva», sostiene Pupillo, «perché dei 109 pazienti controllati a campione e tutti riconosciuti inappropriati mi è stato inviata solo la documentazione di sedici pazienti. Ma bastano per capire il problema, ossia che i tagli dell’assistenza sono stati fatti in gran parte senza seguire le procedure corrette. E a dirlo non sono io, bensì la Commissione ispettiva della Asl, ovvero il Servizio di valutazione appropriatezza delle prestazioni sanitarie Svaps, che sui casi analizzati sospesi ha evidenziato diverse anomalie».

Pupillo evidenzia che lo Svaps ha segnalato che non è stata attivata l’Uvm in moltissimi casi. «Dovevano essere coinvolte le assistenti sociali di Lanciano e/o Basso Sangro nell’Uvm», dice il sindaco, «ma non risultano agli atti convocazioni formali di tali figure professionali. Poi lo Svaps scrive che la decisione di sospendere l’erogazione delle diverse forme di assistenza è stata assunta autonomamente e monocraticamente dall’attuale direttore del distretto di Lanciano e non attraverso la valutazione collegiale Uvm distrettuale nella sua composizione essenziale raccomandata. Se questo errore è stato fatto per alcuni dei casi analizzati a campione, allora può essere stato ripetuto negli altri sospesi. Visti gli errori, chiedo alla Asl che provvedimenti ha attuato per riportare alla normalità le procedure nel distretto di Lanciano e soprattutto chiedo l’istituzione della commissione regionale di verifica, e che ci sia subito una rivalutazione collegiale da parte della UVM distrettuale di tutti i casi di cure domiciliari in essere all’atto dell’insediamento del direttore».

Teresa Di Rocco

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