Tagli all’assistenza «Verifiche sui 700 pazienti esclusi»

Cirulli: il caso all’attenzione del Difensore civico regionale Alla fine sono sempre i più deboli che devono pagare

LANCIANO. Una verifica indiretta sull’assistenza domiciliare integrata. È quella che vogliono portare avanti Cittadinanzattiva, il suo segretario Aldo Cerulli e il Tribunale dei diritti del malato di Lanciano. La questione è quela dei casi Adi sospesi dalla responsabile del distretto sanitario di base, Rosa Borgia, e non riattivati. Ieri a Lanciano, Cirulli ha incontrato alcuni dei pazienti e dei familiari che a marzo scorso hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura frentana, ai Nas di Pescara e al difensore civico regionale, per fare in modo che si attivassero nelle verifiche sulla legittimità della sospensione, dall’inizio di febbraio, dell’assistenza domiciliare integrata, di quella infermieristica e della riabilitazione. Nell’esposto chiedevano se fosse ravvisabile in questa condotta l’interruzione pubblico servizio con possibilità di danni alla salute degli utenti.

«L’incontro si è reso necessario perché, parallelamente all’indagine della magistratura, abbiamo attivato il difensore civico regionale al quale la Borgia ha fornito, in merito ai pazienti che hanno denunciato l’interruzione del servizio, una sua versione dei fatti che contrasta con la realtà», spiega Cerulli. «Ad esempio la Borgia ha scritto di aver avvisato i medici dell’interruzione, ma così non è stato. È quindi mia intenzione riconvocare gli interessati, prima della fine di luglio, per verificare come realmente stanno le cose. Non chiedo come ha fatto il sindaco Mario Pupillo, di mettere un nostro consulente in una commissione che verifichi lo stato delle cose, mi basta quanto riferito dai pazienti, gli unici a conoscere la realtà dei fatti».

Cerulli, ovviamente, attende anche l’indagine da parte dei vertici Asl, ma nel frattempo ha interpellato a campione alcuni interessati. «Quanto riferito dalla Borgia nel suo promemoria al difensore civico Nicola Sisti non corrisponde al vero», ribadisce Cerulli, «in quanto tutti hanno avuto una immediata interruzione senza alcun preavviso del servizio, nè dai medici di base nè da altri. Come è possibile poi, che a modifica del precedente trattamento siano state emesse nuove valutazioni da Uvm, dichiarando non conformi alle necessità oltre 700 pazienti con fisioterapia in Adi? Sono stati tutti avviati presso i centri accreditati per la fisioterapia, dove devono pagare il ticket, attendere da 3 a 4 mesi per fare un ciclo di terapia. Per non parlare della difficoltà negli spostamenti. Ci si riempie sempre la bocca con la frase “umanizzazione delle cure” ma nella realtà l’ultimo rimane sempre ultimo».

Teresa Di Rocco

©RIPRODUZIONE RISERVATA