Tagli alle cure sanitarie «Ricorsi contro la Asl»

D’Ortona (Pdl): bisogna tutelare i diritti di quanti sono rimasti senza assistenza Il Comune convochi la commissione di valutazione e promuova aiuti alternativi

LANCIANO. Avviare i ricorsi amministrativi contro la Asl per tutelare i diritti dei cittadini lasciati senza cure; far convocare dal settore politiche sociali del Comune l’unità di valutazione multidimensionale (Uvm)del distretto sanitario per controllare la situazione dei pazienti ed eventualmente attivare procedure e servizi comunali alternativi per aiutarli. Sono le azioni che per il capogruppo del Pdl in consiglio comunale, Manlio D’Ortona, dovrebbe mettere subito in atto il sindaco Mario Pupillo per fermare il disastro sanitario in città. Il riferimento è all’assistenza domiciliare integrata (Adi) tolta a centinaia di pazienti tra febbraio e marzo che, nell’attesa di rifare le visite per riottenerla, hanno visto peggiorare le condizioni di salute. E tre di questi pazienti, dichiarati idonei all’Adi, purtroppo non hanno usufruito del servizio perché, per cause naturali non dipese dall’assistenza, sono morti. A questo si aggiungono le 300 persone, 100 dei quali bambini che, pur ritenuti idonei dalla Uvm ad accedere alle terapie nei centri accreditati come il San Stefar e San Rocco, sono senza cure perché non ci sono posti.

Le autorizzazioni Asl, diventano così carta straccia. «È una situazione drammatica», dice D’Ortona, «il sindaco deve dare subito seguito a quanto deciso dal consiglio comunale ad aprile, ossia avviare i ricorsi amministrativi e far convocare l’Uvm dalle politiche sociali. I ricorsi servono per tutelare i pazienti che devono riavere l’assistenza. Convocare l’Uvm, da parte dell’assistente sociale del Comune, permetterà di controllare le autorizzazioni rilasciate tutelando quelle persone che sono rimaste senza assistenza ma che potrebbero usufruire di servizi alternativi del Comune».

Favorevole ai ricorsi amministrativi è anche Aldo Cerulli, segretario regionale di CittadinanzAttiva: non ritiene possibile che l’Uvm del distretto sanitario rilasci l’autorizzazione per i cicli di cura, ma nei centri poi non c’è posto. «Si poteva continuare a favorire l’Adi per gli ultrasessantacinquenni», sostiene Cerulli, «invece di sospenderla arbitrariamente e liberare posti nei centri accreditati magari in favore dei bambini. Stiamo studiando i ricorsi d’urgenza per tutelare coloro che non riescono ad accedere alla riabilitazione».

Da parte sua Pupillo chiama in causa la Asl che non riesce più a garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea). «Da tempo chiedo alla Asl di farmi verificare i casi delle persone a cui è stata sospesa l’assistenza», dice Pupillo, «e di istituire una commissione regionale per la verifica delle azioni intraprese ma l’azienda mi ha inviato atti incompleti e nessun documento sulle liste di attesa nei centri di riabilitazione. Intervenga la Regione».

Teresa Di Rocco

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