la sentenza

Tassi usurai, giudice annulla il debito e condanna l’ex Carichieti

Annullato il pignoramento di 93mila euro a una coop ortonese che per quel debito mandò a casa 110 dipendenti. L'associazione Sos Utenti: «Questa banca, oltre ad aver truffato i risparmiatori, in tempi non sospetti spremeva interessi usurari alle imprese»

CHIETI. Applicati interessi da usura e, dunque, il debito da oltre 93 mila euro non va restituito alla banca. È quanto sancisce il tribunale di Ortona in una sentenza emessa dal giudice Francesco Turco. La banca che ha violato la legge anti-usura è la ex Carichieti (che non ha più nulla a che fare con la Nuova Carichieti), ad essere stata travolta dalla vicenda è stata, invece, una cooperativa di servizi ortonese che lavorava con enti pubblici. Cooperativa che non ha retto ai problemi economici e alla fine si è sciolta.

L’EFFETTO A CATENA. La cooperativa non è riuscita a resistere all’effetto a catena provocato dalle richieste dall’istituto di credito. La banca, infatti, l’aveva segnalata a sofferenza presso la Centrale rischi della Banca d’Italia. Cosicché dovunque andasse in cerca di credito, trovava porte sbarrate. Attorno aveva solo terra bruciata. Senza possibilità di smobilizzare il credito, iscritta nella lista dei cattivi pagatori, la cooperativa è stata costretta a chiudere i battenti, mettendo in mezzo alla strada 110 persone. Tre soci, in particolare, avendo garantito con fidejuissione il debito con la vecchia Carichieti, sono finiti sull’orlo della rovina. Fino a quando una delle socie non ha deciso di rivolgersi a un avvocato, che a sua volta ha chiesto l’aiuto della Sos Utenti, associazione che difende i consumatori.

SOS UTENTI. La causa parte nel 2009. A portarla nelle aule del tribunale ortonese, sezione staccata del tribunale di Chieti, è l’avvocato di Ortona Andrea Florindi, che assume gratuitamente la difesa della cooperativa e dei soci fidejussori chiamati a pagare con perentoria richiesta da parte della ex Carichieti. Florindi si rivolge alla Sos Utenti per il supporto tecnico e l'ausilio processuale. La difesa tecnica viene preparata dal presidente onorario dell'Associazione, Gennaro Baccile. Mentre il tecnico nominato dal tribunale è l’ortonese Giordano Albanese.

INTERESSI USURARI. E così, dopo numerose sedute peritali, emerge che la ex Carichieti aveva applicato tassi di interesse usurari, così chiamati perché violavano i dettami della specifica legge antiusura. In particolare, l’applicazione di interessi fuori norma era stata rintracciata a partire dal 1997 sino al 2009. Poi, tra il 2009 e il 2010 l’istituto di credito ha letteralmente messo in ginocchio la cooperativa di servizi negandogli credito e segnalandola a sofferenza presso la Centrale Rischi della Banca D'Italia, dopo aver richiesto la restituzione di 71.506 euro per scoperto, più 22.340 euro per smobilizzo crediti e altri 18.440 euro per residuo prestito. Si arriva così a una cifra complessiva di 112.287 euro. Nel corso della causa, però, la difesa della cooperativa ha invece sostenuto che non solo non erano dovuti gli oltre 93 mila euro chiesti in tribunale (per la precisione 93.846,63 euro) ma aveva anche richiesto la restituzione di un piccolo importo pari ad 633 euro.

LA SENTENZA DI CAPODANNO. Dopo oltre cinque anni, il primo giorno del 2016 è arrivata la sentenza del giudice Turco. Districata la aggrovigliata matassa legale, il magistrato ha respinto sia la richiesta di avere 633 euro da parte della cooperativa che quella della ex Carichieti di avere gli oltre 93 mila euro. Nella sentenza di Capodanno il giudice scrive che «risultano pienamente decurtabili le operazioni di addebito da considerarsi illegittime alla luce delle proponibili e rilevanti eccezioni sollevate dalla parte attrice circa la applicazione di tassi di natura usuraria».

«USURA BANCARIA». «Insomma», dice Baccile, «Carichieti, oltre ad aver truffato i risparmiatori, in tempi non sospetti spremeva interessi usurari alle imprese. Sin dal 2005 la Sos Utenti ha posto l'accento sulla pressione pressione delle banche in Abruzzo e nel 2010 ha segnalato che 17.000 famiglie abruzzesi erano vittime di usura bancaria. Purtroppo», recrimina Baccile, «scarsa attenzione giudiziaria è stata riservata alla segnalazione e le banche "bisognose" di ricavi hanno spremuto oltremisura la clientela violando spesso la Legge antiusura numero 108996. Va aggiunto, per la verità, che i banchieri sono stati ben "coperti" dalla Banca D'Italia con le sue circolari applicative della Legge antiusura in base alle quali importanti e pesanti balzelli come le Cms (Commissioni di Massimo Scoperto) non potevano, contrariamente a quanto afferma e impone la Legge, essere conteggiate ai fini usurari».