Tela del pittore Del Prete tra piccioni e umidità

Il dipinto, del valore di migliaia di euro, abbandonato su un tavolo del D’Avalos Sputore (cultura) avvia un’indagine interna. Marisi (Fdi): poteva essere rubato

VASTO. È stato dimenticato su un pianerottolo dell’ultimo piano di Palazzo D’Avalos un prezioso dipinto di Juan Del Prete, pittore vastese morto nel 1987, all’età di 90 anni, a Buenos Aires dove si era trasferito da piccolo con la famiglia.

Il quadro di pregio, stimato nel 1971 in 4 milioni di lire (questo l’importo riportato sulla etichetta), ma il cui valore attuale di mercato è di diverse migliaia di euro, era stato donato dagli eredi dell’artista al Comune di Vasto insieme a una collezione di 92 dipinti e 15 sculture. Invece di trovarsi all’interno della pinacoteca, negli appositi spazi riservati alle tele, il quadro è finito su un tavolo impolverato, alla mercè dei piccioni ed esposto alla umidità, di fronte a una stanza adibita ad archivio, ma facilmente accessibile. E probabilmente sarebbe rimasto lì, o peggio poteva essere rubato, se qualcuno non avesse segnalato la presenza della tela a Marco Di Michele Marisi, giovane esponente di Fratelli d’Italia, il quale, a sua volta, ha allertato l’assessore alla cultura e vicesindaco, Vincenzo Sputore. Quando Sputore si è trovato di fronte il dipinto ricoperto di polvere buttato su un pianerottolo dell’antica residenza marchesale, è rimasto di stucco. Dopo essersi ripreso dallo stupore ha recuperato il quadro e lo ha consegnato ai dipendenti del Museo, affinchè venisse rimesso al suo posto.

«Ho avviato un’indagine interna per capire come mai il quadro si trovasse in quel posto», dice Sputore, «da una prima ricostruzione, anche grazie alla documentazione che mi è stata consegnata, sembra che un dirigente abbia autorizzato lo spostamento della tela in un ufficio del Comune».

Insomma, roba da far rivoltare nella tomba l’artista vastese, i cui eredi non avrebbero mai immaginato che le sue opere potessero subire un simile trattamento. E pensare che la finalità della donazione era proprio quella di esporre le opere al pubblico.

«Ho sempre diffidato di quegli amministratori che si riempiono la bocca con la cultura e questo episodio ne è la dimostrazione», è il commento che Marisi ha affidato a Facebook, «un’opera del genere non merita di essere buttata in un androne, tra il guano dei piccioni e l’umidità. Il dipinto poteva essere rubato, perché quei locali sono di facile accesso. Ho ritenuto di dover avvisare l’assessore alla cultura. Siamo andati insieme sul posto e abbiamo recuperato il quadro che ora è stato ricollocato al suo posto».

Anna Bontempo

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