Tentato omicidio a Vasto, banda dell'ascia incastrata dal filmato

I tre arrestati per l'agguato all'operaio non rispondono al Gip. La loro aggressione immortalata in 54 secondi di ripresa

VASTO. Cinquantaquattro secondi. Tanto è durata martedì l'aggressione a colpi di ascia ad un operaio di 30 anni in via Del Giglio. I tre responsabili sono stati identificati grazie ad un filmato che racconta il tentativo di omicidio. A colpire la vittima è stato Yari Pellerani, 28 anni. Con lui sono finiti in manette i due amici che cercavano di tenere fermo l'operaio, Antonio Santoro, 27 anni e Marco Maranca, di 33. Interrogati ieri mattina alla presenza del difensore, l'avvocato Elisa Pastorelli, nel carcere di Torre Sinello, tutti e 3 si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L'accusa è per tutti di tentato omicidio. Diversi i testimoni del cruento episodio che tuttavia hanno negato di avere visto l'aggressione o di conoscere gli aggressori. «Ancora una volta ci è stata di grande aiuto la videosorveglianza», dichiara il vice questore Cesare Ciammaichella. «Devo ringraziare il questore, i carabinieri che ci hanno dato una mano e il procuratore Giancarlo Ciani che ha emesso i provvedimenti di custodia cautelare nei confronti dei tre aggressori impedendo loro di fuggire». Il filmato recuperato dalla polizia racconta la premeditazione e la crudeltà dell'agguato.

LA DINAMICA. Il racconto del vice questore Ciammaichella. «Le immagini mostrano la vittima che entra in un bar e si dirige verso il bagno. Alla vista di uno dei tre aggressori si ferma e chiama al cellulare un amico. Quest'ultimo arriva pochi secondi dopo. L'operaio esce in fretta dal bar e sale sull'auto dell'amico. Arriva Pellerani armato di ascia e ordina all'operaio di scendere dall'auto e salire sulla vettura dei suoi amici, una Fiat Punto verde. L'operaio esce dal lato passeggeri e cerca di fuggire ma viene placcato. Nasce una colluttazione. Maranca e Santoro cercano di tenere ferma la vittima, Pellerani la colpisce. E continua a colpire anche quando il trentenne è a terra. Il ferito riesce lo stesso a liberarsi, torna nel bar, fa chiudere le porte e chiama il 113. I tre aggressori fuggono».

LE INDAGINI E L'OMERTÁ. Trasportata in ospedale la vittima assicura di non conoscere gli aggressori. Lo stesso fa l'amico arrivato in auto e un testimone che ha assistito all'agguato e che ha gli abiti intrisi del sangue della vittima. E anche un altro avventore nega di conoscere la gang dell'ascia. «Alla polizia però non era sfuggita la presenza nella zona della Punto con i 3 a bordo. Il resto lo ha fatto la videosorveglianza»,dice Ciammaichella. «Avvisata la Procura il pm Ciani ha dato una incredibile accelerata alle indagini e per questo devo ringraziarlo», afferma il vice questore. «Devo ringraziare anche i carabinieri perché sono stati loro a bloccare su nostra segnalazione la banda. Tutto questo è stato possibile grazie alla regia del questore Filippo Barboso», dice il dirigente del commissariato di Vasto. E già che c'è il dirigente lancia un chiaro messaggio. «Se chi commette questo tipo di azioni pensa che l'omertà della gente sia sufficiente a far restare impunite le loro azioni si sbaglia. Nessuno deve pensare di poterla passare liscia».

Ora i tre arrestati sono in carcere. Ieri non hanno voluto rispondere al gip Caterina Salusti. L'avvocato Elisa Pastorelli non ha presentato per il momento alcuna istanza di scarcerazione. Questa volta il suo compito appare arduo.

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