Thales, in strada la rabbia dei 108 dipendenti a rischio

I lavoratori presidiano i cancelli dell’azienda francese che annuncia tagli Labbrozzi (Cgil): pronti ad altre azioni sindacali per salvare il polo tecnologico

CHIETI

.. Scendono in sciopero per la prima volta e reclamano da Parigi un futuro chiaro per lo stabilimento dello Scalo, punta di diamante della filiale italiana. Sono i 108 dipendenti della multinazionale francese Thales di via Enrico Mattei, ieri rimasti per l'intera mattinata a presidio dei cancelli di uno stabilimento che forse è destinato a chiudere, e con esso uno degli ultimi poli teatini dell'alta tecnologia.

Hanno indetto lo sciopero le Rsu aziendali, una terna di rappresentanti Fiom-Cgil e Uilm-Uil su richiesta degli stessi lavoratori e con l'appoggio delle segreterie provinciali dei sue sindacati. L'adesione è stata del 100 per cento, giacché a raggoungere le loro scrivanie sono stati soltanto il direttore e il responsabile del personale. Tutti gli altri in strada per un'astensione dal lavoro venuta al termine di settimane di tensione, dal rientro post-ferie, dominate dal timore che nei piani della Thales c'è molto più dell'annuncio di mobilità per nove dipendenti, che pure era bastato a proclamare lo stato di agitazione. Una forza lavoro tra le più specializzate d'Italia, composta al 70% da laureati in gran parte in materie tecniche e economiche più un complemento di tecnici superspecializzati. la Thales chietina studia e sperimenta apparati di comunicazione e ausilii alla navigazione per settori come la difesa, il trasporto aereo commerciale e ferroviario. Un settore d'avanguardia che potrebbe lasciare per sempre la Valpescara nell'ambito di un piano di ristrutturazione che inizia a delinearsi, anche se il futuro di Chieti non sembra ancora scritto in nessun documento strategico della filiale italiana. «Lo sciopero», spiega Davide Labbrozzi, segretario teatino di Fiom-Cgil, «è la prima di una lunga serie di iniziative sindacali che mirano a portare intorno a un tavolo la direzione nazionale della Thales, al cui centro vogliamo mettere la discussione sul rilancio del polo di Chieti». Labbrozzi precisa perché Thales è fondamentale nella mappa dell'occupazione del comprensorio. «Parliamo di un'azienda prestigiosa per il territorio», spiega, «ma anche di programmi striscianti che negli ultimi anni hanno condotto alla perdita di una trentina di posti di lavoro. E' il momento di sedersi tutti insieme per capire cosa hanno in mente di fare». Lunedì si torna in stabilimento a timbrare il cartellino. «Non ci attendiamo nulla, almeno nell'immediato», osserva Mario Pierdomenico, tecnico e Rsu in quota Fiom, «visto che il cervello è francese e passerà del tempo prima che facciano delle mosse. Tutto è cominciato», racconta Pierdomenico, «con la visita dell'amministratore delegato di Thales Italia Fabrizio Monsani, che ha voluto incontrarci in quanto nuova rappresentanza aziendale. Ma alle nostre richieste su eventuali piani dell'azienda per Chieti ha dato risposte vaghe, ma sufficienti a far sorgere fondati timori tra tutti i colleghi».

«A metà mese verrà il coordinatore delle Rsu aziendali, che rappresenta noi, Firenze e Gorgonzola, il principale sito della filiale italiana. In quell'incontro metteremo a punto il vertice dei rappresentanti sindacali, da tenersi a Firenze».

Francesco Blasi

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