Tomeo porta Confindustria in procura

Lo accusano di centinaia di firme false e sigle sospette, lui si vendica con un dossier contro l’associazione di Primavera

CHIETI. Elezioni alla Camera di Commercio: l’ora dei veleni è scoccata. Armando Tomeo, sotto attacco di Confindustria, che l’accusa di aver creato, in laboratorio e in pochissimo tempo, un’associazione sospetta con firme false, spalanca gli armadi e si vendica con un esposto che solleva pesanti dubbi sui numeri delle aziende che fanno capo agli industriali della provincia di Chieti.

E’ roba da procura della Repubblica. Tra venerdì scorso e ieri mattina, infatti, entrambi i dossier sono sul tavolo del procuratore capo, Pietro Mennini. Gli atti sono stati trasmessi d’ufficio al magistrato dall’ente camerale. Da una parte c’è l’ombra delle firme false, che avrebbero permesso all’Uni-Pmi, l’associazione di piccole e medie imprese che fa capo all’ex sindaco di San Salvo, Tomeo, di assicurarsi due seggi per la corsa per la presidenza della Camera di Commercio teatina. Dall’altra c’è il sospetto di numeri gonfiati che sono valsi sei seggi a Confindustria del presidente Paolo Primavera. L’esposto di Tomeo non si dilunga: è breve ed enigmatico. Se le imprese nel Chietino sono 5.572 e il numero totale degli addetti è di 39.464 unità, come è possibile che Confindustria, che ha dichiarato di avere 384 imprese associate, pari a solo il 6,89 per cento del totale, vanti 20.250 occupati, cioè il 57,74 per cento del numero complessivo?

Per Tomeo la cifra sarebbe stata gonfiata. La controprova è riportata nell’esposto e prende in considerazione le imprese di tutte le altre associazioni (dalla Cna, a Confesercenti, Confcommercio, alla stessa Uni Pmi, ecc.) che sono 978. Se questo numero viene sottratto al totale di 5.572 imprese insieme alle 384 aziende di Confindustria, restano, pallottoliere alla mano, ben 4.210 imprese del Chietino che non risultano associate ad alcuna sigla.

Come è possibile, quindi chiede di sapere Tomeo, che questo esercito di aziende esprima solo il 20 per cento degli occupati considerando che tra i non associati spiccano dei colossi, come il gruppo Fiat con le sue imprese collegate? La vendetta di Tomeo si completa con due esempi: «Nell’elenco di Confindustria compaiono la Cesaco srl, con oltre 60 dipendenti, che però risulta avere sede legale e stabilimento nel Comune di Mafalda, cioè a Campobasso, e la Adriatica edilizia srl che, come tante altre imprese, non risulta avere unità locali in provincia di Chieti».

Sono due le richieste che Tomeo fa al presidente della giunta regionale, Luciano D’Alfonso: una maxi verifica o il commissariamento. Nell’esposto si legge: «Chiede di procedere con le opportune verifiche del caso ad accertare se la consistenza di occupati dichiarata dal presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, risulta veritiera e, nel dettaglio, a quali aziende sono attribuibili i 20.250 dipendenti che hanno permesso l'attribuzione alla stessa di ben 5 componenti su 6 del settore Industria in seno al prossimo Consiglio camerale. In alternativa, chiede al presidente della giunta regionale, poiché il Consiglio della Camera di Commercio di Chieti è già scaduto e sta operando in regime di prorogatio, di valutare l'opportunità di sospendere le procedure di rinnovo e commissariare la Camera di Commercio per permettere il completamento delle procedure di fusione delle Camere di Commercio di Chieti e di Pescara».