Trivellazioni di gas ad alta pressione nella cintura teatina

L’allarme dei docenti D’Orsogna e Stoppa: la Gas Plus ha proposto la realizzazione di un impianto di stoccaggio

CHIETI. Si può stoccare gas ad alta pressione in una zona sismica? È un’ipotesi da escludere, se si guarda alle decisioni assunte nei giorni scorsi dalle autorità di controllo dell’Emilia Romagna, che in seguito al terremoto e al successivo sciame sismico, hanno deciso di interrompere il progetto Rivara del consorzio Erg-Independent Resources. Ma la novità questa volta riguarda direttamente l’Abruzzo, giacché la Gas Plus di Davide Usberti ha proposto di realizzare un simile impianto tra Filetto, Casacanditella, San Martino sulla Marrucina, Calcara e Fara Filiorum Petri, tutti comuni della cintura teatina. L'impianto è denominato Poggio Fiorito Stoccaggio. Un altro analogo centro del gas è previsto a San Benedetto del Tronto, a cavallo fra Marche e Abruzzo, da parte della stessa ditta.

A dare l’allarme è Maria Rita D'Orsogna, del dipartimento di Matematica dell’università di Los Angeles. La docente di origini abruzzesi, conosciuta per le sue battaglie contro il Centro oli e la petrolizzazione dell’Abruzzo, è sostenuta questa volta da Francesco Stoppa, docente del dipartimento di Scienze della Terra della d'Annunzio. «Il progetto di Poggio Fiorito, a San Martino sulla Marrucina», spiega la D’Orsogna, «prevede il trivellamento di due nuovi pozzi da cui estrarre gas mediante l'utilizzo di fluidi perforanti e tossici da smaltire, il riadattamento di un pozzo dismesso per lo stoccaggio e la costruzione di una centrale di trattamento».

Lo stoccaggio del gas è previsto da aprile a ottobre e l'erogazione da novembre a marzo. «Il gas» afferma la docente, «sarà stoccato ad alta pressione creando rischi di esplosione e incendio, come sostiene la stessa ditta che propone il progetto». Il quantitativo previsto è di circa 150 milioni di metri cubi di gas, a fronte di una quantità di consumo giornaliero in Italia che è di circa 260 milioni di metri cubi. «Parte dell'area scelta dalla Gas Plus» rileva la docente italo-americana, «è coperta da vincolo idrogeologico ed è classificata come zona sismica uno e rischio idrogeologico P3, che costituiscono entrambi i livelli di pericolosità più elevati». A pochi chilometri sorgono due siti di interesse comunitario e il parco Nazionale della Majella. San Martino in particolare è una zona in frana. «In passato» annota D’Orsogna, «la popolazione ha ritenuto che l'estrazione di idrocarburi dall'area avesse contribuito al grave dissesto che interessa il paese e per cui sono stati spesi già milioni di euro. San Martino è anche fortemente sismica e ha subìto ingenti danni nel terremoto del 1706 (settimo-nono grado Mercalli) e del 1933 (ottavo grado Mercalli)».Dovranno esprimersi su questo progetto Forestale, soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici per l'Abruzzo, la commissione Via e l'Autorità del bacino interregionale del fiume Sangro. «Ci auguriamo» , proseguea D’Orsogna, «che le Autorità vogliano bocciare il progetto, a causa della forte sismicità dell'area, invocando quel principio di precauzione, che come mostra il terremoto dell'Emilia, non è mai troppa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA