Truffe ai clienti, assolto l’avvocato Frattura

Era indagato col nipote per gli acquisti nelle aste giudiziarie. La Procura aveva chiesto 3 anni e 6 mesi

LANCIANO. Assolti con formula piena perché il fatto non sussiste. I giudici del collegio, Nicola Valletta presidente e a latere Massimo Canosa e Stefania Cantelmi, hanno assolto dalle accuse di truffa aggravata, appropriazione indebita aggravata ed evasione fiscale Domenico Frattura, 47 anni, avvocato di Lanciano, e dall’accusa di riciclaggio Alessandro Costantini, 32 anni, di Lanciano.

I fatti che hanno portano i due dinanzi al collegio sarebbero avvenuti tra il 2006 e il 2007. Nello specifico Frattura ha dovuto rispondere dell’accusa di truffa perché “con artifizi e raggiri induceva in errore almeno 25 persone su alcune transazioni, in particolare per l’acquisto di immobili in aste giudiziarie, che diceva falsamente essere andate a buon fine. Poi prospettava l’impiego del denaro ricevuto dai finanziatori, in vantaggiose operazioni economico-finanziarie in realtà inesistenti. Avrebbe così accumulato un ingiusto profitto pari a 2.700.000 euro. Altri 90mila euro li avrebbe ricevuti da tre persone che gli affidarono i soldi per l’acquisto, tramite asta, di immobili ubicati a Pescara». Frattura ha anche risposto di appropriazione indebita, pari a 30mila euro e di presunta evasione fiscale pari a un milione 472mila euro. Reati per i quali la Procura ha chiesto tre anni e 6 mesi di reclusione. Invece, come dimostrato in aula dal legale dell’uomo, Giovanni Di Santo, e poi attestato dai giudici, Frattura non ha commesso truffe e con il fisco non aveva alcun problema.

Assolto anche il nipote di Frattura, Alessandro Costantini, rappresentato dall’avvocato Antonio Codagnone, che era accusato di riciclaggio. “Perché”, si legge sul capo di imputazione, “nella consapevolezza della provenienza illecita dei soldi, dopo aver ricevuto da Frattura le somme di denaro provenienti dall’attività fraudolenta, confluite nei propri conti bancari accesi in diversi istituti di credito, eseguiva operazioni di prelievo ed extra conto per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa». Anche in questo caso, il giudici hanno ritenuto l’accusa infondata, nonostante la procura avesse chiesto due anni di reclusione e 2mila euro di multa. La Procura sta valutando il ricorso in appello.

Teresa Di Rocco

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