Usura, 8 anni di reclusione

Interessi spropositati e truffa: mano severa dei giudici

LANCIANO. Due condanne per i reati di usura e truffa commessi tra Lanciano, Atessa e Casalbordino, a altre due condanne per l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, con scenario Lanciano. Sono le sentenze emesse dal tribunale frentano in due distinti procedimenti penali. Interessi spropositati, nell’ordine di 400 euro al mese per sette mesi su una somma di 2.800 euro data come prestito; raggiri con la promessa di vendere auto, in particolare camper, che invece venivano ceduti a congiunti facendo credere che la somma riscossa nella cessione fosse sparita in una rapina.

Per le accuse, a vario titolo, di usura e truffa, il tribunale - presidente Giancarlo De Filippis, a latere Flavia Grilli e Francesca Del Villano Aceto - ha condannato Sabatino De Rosa, di Lanciano, alla pena di 5 anni di reclusione e 10mila euro di multa, e Giovanni Di Piazza, residente a Casoli, a 3 anni di reclusione e a 5mila euro di multa. In un caso, De Rosa e Di Piazza si erano fatti consegnare da A.C., residente ad Atessa, un assegno di 3.300 euro trattenendo la somma di 500 euro come interesse per poi farsi consegnare, sempre come quota-interessi, 400 euro al mese per sette mesi. De Rosa, inoltre, si era fatto dare da G.B. di Casalbordino, a fronte di un prestito di 25mila euro, interessi usurari di 5mila euro per due mesi.

Non riuscendo ad ottenere alla scadenza la somma anticipata, De Rosa è riuscito ad avere qualche mese più tardi 49mila euro. La truffa vede sempre De Rosa come imputato: aveva avuto un camper promettendo al proprietario che l’avrebbe venduto. Ma il mezzo, in realtà, è finito nelle mani di una congiunta di De Rosa. Al proprietario del camper ha raccontato che la somma della compravendita, 50mila euro, era andata perduta in una rapina subita sull’autostrada a Caserta. De Rosa era difeso dall’avvocato Alessandro Troilo, Di Piazza da Massimo Biscardi, il quale ha annnunciato appello.

In un’altra udienza, il giudice monocratico Francesco Marino ha condannato l’imprenditore edile Antonio Staniscia, di Vasto, e il carabiniere Giuseppe Di Risio, a 20 giorni di reclusione convertiti nella pena pecuniaria di 760 euro di multa, oltre al risarcimento danni alla parte offesa, A.D.V., di Lanciano, a 1.500 euro, più le spese legali. I due imputati erano accusati, in concorso, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone. In seguito ad alcuni lavori eseguiti nella casa di A.D.V., in via Garibaldi a Lanciano, Staniscia avrebbe preteso ulteriori soldi rispetto a quelli pattuiti. Con l’imprenditore una volta si è presentato anche Di Risio, che ha sostenuto però di essersi trovato lì per caso. Il pubblico ministero, Vincenzo Antonucci, aveva chiesto la condanna al minimo della pena senza la concessione delle attenuanti generiche. A.D.V. era rappresentato dall’avvocato Nicola Rullo di Lanciano, i due imputati da Alessandro Troilo.