Usura ed estorsione: condanna a Lanciano 

Inflitti due anni e due mesi col rito abbreviato a Vincenzo Bevilacqua. Il complice rinviato a giudizio

LANCIANO. Con l’accusa di usura ed estorsione in concorso ai danni di un commerciante e un operaio, erano stati arrestati insieme, il 19 ottobre scorso, dai carabinieri di Atessa, ma ieri, nel processo dal Gup Francesca Del Villano Aceto, le strade di Vincenzo Bevilacqua, 34 anni, di San Vito, e Nicola D’Alba, 26 anni, di Atessa, si sono divise. Il primo, rappresentato dall’avvocato Luigi Toppeta, è stato rinviato a giudizio con processo il 19 dicembre; il secondo, rappresentato dal legale Matto Benedetti, ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato. Il pm, Ruggiero Dicuonzo, considerando l’aggravante di aver agito in danno di chi è in stato di bisogno, aveva chiesto per D’Alba 6 anni di reclusione: il giudice lo ha condannato a due anni e due mesi. Il risarcimento danni alle parti civili sarà discusso in separata sede.

I due, secondo l’accusa avrebbero prestato soldi, a maggio e settembre 2011, a un operaio e a una commerciante di Atessa con un tasso d’interesse del 60% semestrale. Con le minacce, poi, si sarebbero fatti intestare un’auto dalle vittime che non erano in grado di pagare il debito. Poi furono presentati ricorsi.

A novembre scorso il Riesame dell'Aquila concesse i domiciliari prima a Bevilacqua e poi a D'Alba. Il 30 dicembre il giudice Massimo Canosa impose loro solo l’obbligo di firma. Ma il 6 marzo D’Alba tornò in carcere per avere minacciato la presunta vittima dell’usura. Dopo la sentenza di ieri l’uomo sconterà la pena ai domiciliari. (t.d.r.)

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