Vasto, lituana uccisa per gelosiaL'assassino: "Ho accoltellato la mia donna"

di Stefania Sorge
L'imprenditore confessa il delitto nella telefonata agli operatori del 118

VASTO. «Venite, ho accoltellato la mia donna». La prima confessione dell'omicidio della propria compagna, Neila Bureikaite, il costruttore edile Matteo Pepe, 43 anni, la fa agli operatori del 118. Una telefonata concitata nei minuti subito dopo il delitto. Sono da poco passate le 8 quando Pepe contatta il centralino del servizio d'emergenza.

«Venite in via Pertini 12, c'è un ferito», sono le prime parole che escono dalla sua bocca. L'uomo è in stato confusionale. L'operatrice del 118 che risponde alla chiamata fa fatica a capire cosa sia successo. In un primo momento pensa che sia Pepe ad essersi ferito con un coltello. L'uomo biascica le parole, è impreciso. L'operatrice lo incalza con le domande, l'uomo a poco a poco si apre. «Non io, la mia donna. L'ho accoltellata». Pausa. «Le ho dato tre coltellate», precisa subito dopo, come a liberarsi di un peso.

I centralinisti non perdono tempo e avvisano il commissariato di quella strana telefonata. Sanitari del 118 e pattuglia della polizia arrivano insieme nell'elegante palazzina di via Pertini, zona residenziale in centro, vicino all'ufficio delle poste e a poche centinaia di metri da procura e commissariato, le tappe che poco dopo aspettano Matteo Pepe.

Gli agenti bussano al pesante portone in legno chiaro dell'appartamento. Ad aprire la porta è lo stesso convivente-assassino. «Ho fatto una stronzata», le prime parole dette ai poliziotti. Dietro di lui si intravede il corpo, ormai senza vita, di Neila, supina. È riversa a terra, ha indosso solo gli slip e una felpa con cerniera. Nella schiena i segni delle tre coltellate, come quelle confessate da Pepe poco prima agli operatori del 118.

Quattro anni di amore, come rivela il profilo Facebook dell'uomo: fidanzato ufficialmente e la data dell'anniversario, il 7 maggio 2007. Un colpo di fulmine, racconta chi conosceva la coppia. Per lei Matteo Pepe avrebbe lasciato moglie e tre figli a Lucera.

Un rapporto che negli ultimi tempi, però, era andato in crisi. «Continue provocazioni che avevano logorato il rapporto e il filo conduttore della gelosia», si lascia sfuggire un inquirente.

Lei, 24 anni a novembre, biondissima, fisico da fotomodella e appariscente. Lui, 20 anni di più, qualche difficoltà sul lavoro negli ultimi tempi. Si vedevano poco nel condominio, un'elegante palazzina dai colori pastello, con specchi e marmo all'ingresso, quattordici famiglie riportate sul campanello. Lei non lavorava, stava per lo più in casa. Quando usciva, però, era sempre vestita di tutto punto, abiti succinti, tacchi alti e a volte qualche cappello stravagante. Lui salutava cordialmente i vicini, limitandosi però a un semplice «Ciao». Spesso lo vedevano portare a spasso per il quartiere il cagnolino della coppia, uno yorkshire di nome Pupa.

Lo stesso che, preso momentaneamente in cura da una famiglia al primo piano, osserva dalla finestra la padrona che esce dal palazzo in una bara fredda.

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