Vasto, lituana uccisa per il sospetto di un tradimento

Vasto, controlli sui file di un computer. Oggi dal giudice l'imprenditore arrestato

VASTO. L'esistenza di un altro uomo, una relazione che la giovane vittima avrebbe intessuto mentre stava con Matteo Pepe. È l'elemento nuovo sul quale sembra puntare la difesa dell'imprenditore, 43 anni, accusato dell'omicidio della convivente, Neila Bureikaite, 24 anni, lituana. La donna è stata trovata senza vita sabato mattina nell'appartamento in cui viveva con il costruttore.

Il movente della gelosia, potrebbe trovare conferma nella relazione che la giovane e bella Neila avrebbe avuto con un altro uomo. Saranno le indagini sul computer portatile della ragazza, trovato rotto accanto al corpo seminudo della donna e sequestrato dalla polizia, a fornire le prove di quell'amicizia che avrebbe scatenato la furia omicida di Matteo Pepe, fino a quel momento considerato una «persona perbene».

La difesa dell'imprenditore non conferma né smentisce. L'avvocato Pasquale Morelli, del foro di Lucera, paese d'origine di Pepe, si limita a dire: «D'accordo con la famiglia non divulgheremo alcuna notizia». Ieri la prima visita in carcere in vista dell'interrogatorio di garanzia, slittato a oggi per motivi tecnici. L'esito dell'udienza di convalida dell'arresto è scontato: non lo nasconde la difesa, che appare però fiduciosa per il futuro.

Dimostrare che la gelosia dell'imprenditore fosse motivata dall'esistenza di una nuova relazione della sua compagna, potrebbe significare anni di carcere in meno per un delitto che, fin dalle prime battute, è stato definito «lineare» dagli inquirenti. Matteo Pepe avrebbe ucciso la convivente, alla fine di un litigio durato tutta la notte, con tre coltellate alla schiena. Subito dopo lo stesso imprenditore ha chiamato i soccorsi, confessando al telefono con l'operatrice del 118 di aver accoltellato la donna. La polizia è stata a Chieti ad ascoltare il nastro della registrazione della telefonata.

Intanto ieri si è svolta l'autopsia sulla salma. È totale il riserbo della Procura, retta da Francesco Prete, sull'esito dell'esame, che sostanzialmente ha accertato quanto emerso dalla ricognizione cadaverica eseguita subito dopo la scoperta del delitto dal medico legale Pietro Falco: Neila Bureikaite è stata colpita alla schiena da tre fendenti, ferite piccole ma profonde, inferte con un coltello dalla lama e dalla punta affilate, che hanno leso organi vitali.
Sono stati eseguiti prelievi di tessuti, anche in vista degli esami tossicologici. In casa sarebbero state trovate bottiglie di vino aperte: la coppia avrebbe potuto alzare il gomito quella notte. Ma è solo un'ipotesi, come altre al vaglio degli inquirenti per completare il quadro del delitto. I risultati sono attesi fra 60 giorni.

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