Vende dvd contraffatti, ambulante assolto

Il giudice d’appello applica una norma della Corte di giustizia. Il difensore: punibile solo chi li duplica

VASTO. Denunciato dalla guardia di finanza e condannato in primo grado a un anno di reclusione e a 1.800 euro di multa per detenzione di dvd e play station privi del marchio Siae, un commerciante ambulante del Vastese è stato assolto dal giudice della Corte d’appello dell’Aquila, Gabriella Tascone, in applicazione di una norma della Corte di Lussemburgo. La Suprema Corte, infatti, applicato per la prima volta quanto sancito nel 2007 dalla Corte di giustizia della Comunità europea con la direttiva Scwibbert. «Chi detiene semplicemente materiale privo del marchio Siae non può essere condannato perché la illegittimità è prevista dalla legge italiana ma non è mai stata comunicata dal legislatore all’Europa», dice il difensore dell’ambulante, l’avvocato Fiorenzo Cieri. «A commettere il reato è chi duplica, ma non chi è in possesso del materiale duplicato».

La vicenda è iniziata tre anni fa. Nel corso di controlli e servizi contro la vendita di materiale contraffatto, la guardia di finanza ha trovato sulla bancarella di U.O., ambulante locale, 1.327 dvd e 161 play station senza il marchio Siae. Il materiale è stato sequestrato e il commerciante denunciato. Dopo qualche tempo l'uomo è stato rinviato a giudizio. In primo grado il tribunale ha condannato l’imputato a un anno di reclusione e a 1.800 euro di multa più il risarcimento della Siae costituitasi parte civile.

Il difensore di U.O., l’avvocato Cieri, ha tuttavia scoperto che altri tribunali italiani dal 2007 si rifanno alla direttiva Scwibbert e a quanto sancito dalla Corte di Lussemburgo. Il provvedimento ha di fatto cancellato l’operatività dell’obbligo (contenuto invece nella normativa nazionale) di apporre su tutti i cd e dvd contenenti opere protette dal diritto d’autore, il cosiddetto bollino della Siae. «L’Italia per far valere le sue regole avrebbe dovuto comunicarle alla Corte europea ma non l’ha fatto», rimarca l’avvocato Cieri.

In particolare l'Unione europea ha rimarcato la mancanza dello Stato italiano a ottemperare ad alcuni precisi obblighi procedurali nei confronti della Commissione europea. Fino a quando lo Stato italiano non rimedierà alla lacuna, la giustizia ritiene quindi che sia reato la sola duplicazione del materiale e non la detenzione di quello sprovvisto del bollino. (p.c.)

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