Vincono i fedeli, salva la messa delle 11

Chiesa di San Domenico al Corso: a segno la protesta contro la soppressione della funzione religiosa della domenica

CHIETI. I fedeli hanno vinto: l’affollatissima messa domenicale delle 11 a San Domenico al Corso non sarà soppressa. E i sacerdoti che parlano come papa Francesco, padre Flavio e padre Sebastian Racioppi, resteranno sul pulpito la domenica mattina. Lo ha annunciato proprio padre Flavio, rassicurando quanti avevano già iniziato un’accesa battaglia per salvare l’eucarestia della domenica mattina: monsignor Bruno Forte ha acconsentito a mantenere l’orario di una delle celebrazioni più vive. A dispetto dell’avviso che ieri ancora troneggiava sulla bacheca della chiesa, per annunciare che dal 2 marzo la messa delle 11 sarebbe stata posticipata alle 20.

Ed è il trionfo di quanti ogni domenica mattina affollano i banchi per ascoltare l’omelia di padre Flavio e padre Sebastian Racioppi, dell’unica casa italiana della Società San Giovanni, nata in Argentina sul finire degli anni Ottanta. Arrivano «quasi dalla fine del mondo» come papa Francesco e come lui scandiscono letture, preghiere e omelia con una coinvolgente cadenza spagnola. Sarà per la naturale simpatia del pontefice italo-argentino, o per il carisma dei due sacerdoti arrivati a Chieti nel 2006, il fatto certo è che le messe di San Domenico al corso registrano numeri da record. Al punto che le offerte settimanali dei fedeli riescono ad aggirarsi intorno alle 1.200 euro, cifra di gran lunga superiore alle altre parrocchie cittadine, che consentono di finanziare le iniziative della comunità.

La guerra delle messe tagliate era scoppiata pochi giorni fa, quando un avviso ha annunciato ai fedeli del cambio di orario e della soppressione della messa delle 10,30 nei giorni feriali. Una delegazione non ha esitato a chiedere spiegazioni all’arcivescovo: perché sopprimere una delle messe più affollate, specialmente di giovanissimi, che ammirano padre Sebastian come insegnante di religione al liceo scientifico e nella sua funzione di cappellano dell’università? Monsignor Forte avrebbe spiegato che la decisione era stata del vicario generale don Camillo Cibotti, parroco della Trinità. Ma alla fine, ancora prima di essere messa in atto, la soppressione della messa è rientrata. E i due sacerdoti argentini, insieme ai loro numerosi fedeli, possono continuare a dedicarsi alla nuova evangelizzazione, come prevede la Società San Giovanni. Anche grazie alle nuove tecnologie: gestiscono una newsletter a cui ci si può iscrivere scrivendo all’indirizzo saintjohnitalia@gmail.com o cliccando su www.socsj.org.

Francesca Rapposelli

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