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Bacharach incanta il D'Annunzio di Pescara

Il pianista e compositore americano scioglie il pubblico: "Felice di essere qui". A notte fonda diventa cittadino pescarese

PESCARA. Ottantasette anni e una capacità di incantare il pubblico con la sua musica che non conosce stanchezza, che non conosce il passare del tempo: è stato questo ieri sera al Teatro D'Annunzio Burt Bacharach, che ha aperto in grande stile la stagione del Pescara International Arts Festival.

«Ok, I’m so happy to be here», sono davvero felice di essere qui: questo il suo esordio, per poi sedersi al piano e involarsi verso l’attacco dolcissimo della ballata What the world needs now, circondato da una formazione composta da tre coristi, batteria, tromba, sax, basso e violino, scatenando gli appalusi e l’entusiasmo pieno del pubblico. Elegante, come sempre, in giacca e camicia bianca, con la posa inconfondibile dell’angelo appena sceso dal cielo per compiere il miracolo, Bacharach ha continuato a deliziare gli spettatori con alcuni dei suoi brani più celebri, fino al culmine della serata, quando I’ll never fall in love again ha letteralmente sciolto la platea.

Un ritorno davvero memorabile, che lo vide per la prima volta ospite al Pescara Jazz il 15 luglio 2004, quando si esibì in un concerto storico, ritorno coronato proprio ieri, a fine serata, dal conferimento della cittadinanza onoraria da parte del sindaco Marco Alessandrini, dopo che Il Centro nei giorni scorsi ne aveva proposto e caldeggiato l'assegnazione. «Gli conferiremo la cittadinanza pescarese pur in tempi difficili», queste le parole di Alessandrini, «con l’intento di puntare sulla cultura come mezzo di crescita e rinascita cittadina, come nutrimento per la comunità che, per citare una delle sue canzoni più note, ha bisogno di amore per andare avanti».

Cittadinanza onoraria che riconosce come straordinaria una vita interamente dedicata alla composizione di musiche e canzoni scolpite nella cultura della seconda metà del Novecento, autore di brani che hanno scandito la vita di generazioni di persone. Vincitore nel 1969 dell'Oscar per la migliore colonna sonora al film Buth Cassidy and Sundance Kids, e del Grammy alla Carriera nel 2008, il pianista e compositore statunitense si è imposto al pubblico sin dai suoi esordi, quando con il noto paroliere Hal David e la cantante Dionne Warwick ha fatto sognare milioni di americani al ritmo easy di canzoni come Walk On By, Do You Know the Way to San Josè e I Say a Little Prayer; da quel momento la sua è stata una strada baciata dalla fortuna, ma spianata da un lavoro incessante: suoi pezzi sono stati interpretati, tra i molti, da Tom Jones, Beatles, Aretha Franklin, Dusty Springfield, Elvis Costello, e adattate in chiave jazz da mostri sacri del genere quali Stan Getz e Wes Montgomery.

Da oggi in poi Pescara avrà un motivo in più per fischiettare The look of love, magari sperando di incontrarne l'autore a passeggio tra le vie del centro.

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