Baffetti racconta il coraggio di essere umani 

L’attore e regista è narratore, parroco, pescatore e nazista nel monologo “L’isola degli Uomini” domani al Florian di Pescara

PESCARA. La storia vera di un manipolo di pescatori che nel giugno del 1944, a rischio della vita, portarono in salvo 26 ebrei sulla sponda Alleata del lago Trasimeno. A raccontarla sul palco del Florian Espace di Pescara è Stefano Baffetti, autore e interprete del monologo “L’isola degli Uomini” in scena domani (ore 20.45) sul palco dello spazio off di via Valle Roveto che per l’anniversario del Giorno della Liberazione riapre la rassegna di Teatro d’Autore.
Stefano Baffetti costruisce la propria formazione artistica come musicista e con performance teatrali che lo vedono protagonista dal 2006. “L’Isola degli Uomini” ha debuttato il 27 gennaio 2014 al teatro BottegArt di Acquasparta in occasione della Giornata mondiale della Memoria del genocidio nazista e conta ormai 10 anni di repliche in tutta Italia. «Una storia di una bellezza e di una poesia struggenti. Un racconto avvincente ed emozionante, una prova d’attore magnifica», ha definito spettacolo e interprete Ciro Masella, attore e regista protagonista della scena contemporanea. Il monologo si muove tra narrazione e fantasia e con momenti comici e grotteschi oltre che tragici disegna il contrasto tra l’umanità degli isolani e l’assurdità della crescente tragedia. Baffetti è narratore, parroco, pescatore e soldato nazista. Entra ed esce da ogni personaggio narrando a ritmo incalzante. Con l’aiuto dei dialetti e delle cadenze trascina dentro le atmosfere della piccola isola. Nel giugno del ’44 il Trasimeno è tagliato in due: a Est e a Sud ci sono i nazifascisti, sulla sponda opposta gli Alleati. Nella notte tra il 19 e il 20 giugno, e in quella successiva, 15 pescatori a bordo di 5 barche a remi trasportarono sulla sponda alleata 26 ebrei internati a Isola Maggiore. L’isola era sotto il controllo dei nazifascisti e i pattugliamenti delle sponde erano frequenti. L’operazione fu promossa e coordinata dal parroco di Isola Maggiore don Ottavio Posta. La bellezza di questa storia è l’assoluta semplicità di come in un istante 15 pescatori di un borgo circondato dall’acqua si siano trasformati in eroi, mettendo a repentaglio la loro vita per salvare degli sconosciuti senza mai discutere sull’opportunità di ciò facevano: andava fatto e basta. Ciò che emerge e che sorprende sono l’innocenza e il coraggio con cui la piccola comunità affronta la tragedia della guerra. Le fonti da cui è tratto lo spettacolo sono saggi e testimonianze dirette. I testi riguardano la persecuzione degli ebrei in Umbria, memorie di autori locali e su Isola Maggiore, un saggio sulla figura di don Ottavio Posta. Le testimonianze orali raccolte si basano sulle memorie di alcuni isolani. Tra tutte quella di Agostino Piazzesi, uno dei pescatori che parteciparono all’impresa. Il ricordo di Agostino è parte integrante dell’opera e interviene come voce fuoricampo: con la sua bellezza e profondità, traccia il solco emotivo e concettuale nel quale comincia, si sviluppa e chiude lo spettacolo.