Calasso: «La vita dall’inferno  a Hollywood e ritorno» 

Il regista ed ex docente della d’Annunzio racconta il suo romanzo autobiografico «A 4 anni decisi che avrei fatto lo scrittore, poi sono stato sedotto dal cinema»

Regista, sceneggiatore e scrittore, fiorentino, 81 anni, fratello dello scrittore ed editore della Adelphi, Roberto Calasso, docente dal 1971 al 1992 di Storia del teatro e dello spettacolo all’università d'Annunzio di Chieti-Pescara, Gian Pietro Calasso, ha attraversato mezzo secolo di arte e cultura tra Giappone, Italia e Stati Uniti. Il bilancio lo fa nella sua autobiografia, da poco pubblicata, intitolata “Dall’inferno a Hollywood” (edizioni David and Matthaus, 300 pagine, 19.90 euro).
Gian Pietro Calasso come mai un’autobiografia?
A quattro anni ho imparato a leggere e scrivere e ho deciso che da grande avrei fatto lo scrittore. Poi sono stato sedotto dalla magia del cinema, fatta di fotografia, regia, recitazione, scenografia, eccetera, capace di unire in sé tutte le arti: letteratura, pittura, musica, recitazione, ecc. e dar loro vita su un grande schermo, al buio, come un sogno, così sono diventato regista e sceneggiatore. Ma recentemente mi sono ricordato di quel bambino che aveva deciso di fare lo scrittore… si può deludere un bambino?
Il suo è soprattutto un libro di incontri. Qual è stato il più incisivo per la sua vita?
Nel libro ho dedicato un capitolo ai miei maestri, indicando il modo molto diverso in cui ciascuno mi ha aiutato. Nessuno di questi è stato determinante, tuttavia, la mia ammirazione e simpatia vanno soprattutto a Billy Wilder e Kurosawa, anche se con loro non ho mai avuto l’opportunità di lavorare sul set o in palcoscenico. Avere dei maestri penso sia molto importante, non solo dal punto di vista dell’apprendimento del mestiere, ma anche per l’aiuto ai primi passi ancora incerti nella vita professionale dell’allievo. Ho svolto il mio ruolo di docente nello stesso spirito e, ogni volta che mi è stato possibile, ho portato gli studenti sul set a partecipare, nel loro piccolo, al film.
Lei è stato aiuto regista di Franco Zeffirelli, ma racconta che i vostri rapporti non ebbero un lieto fine, come mai?
A questo proposito, nel libro cito l’Iliade. A Ettore, il più importante eroe troiano, è nato un figlio. L’eroe, ancora sporco di sudore, polvere e sangue, passa da casa per vederlo e tenerlo un momento fra le braccia. Guardato con tenerezza il neonato, lo alza verso il cielo pronunciando una preghiera: dei immortali, dice, fate che la gente dica non fu sì grande il padre. Detto questo ringrazio Franco per quello che ho imparato al suo fianco.
Il cinema resta però la sua vera vocazione.
Forse sì. Ricordo che proprio Zeffirelli leggendo un mio soggetto mi ha detto con aria insolitamente seria: ragazzo sei nato per il cinema. E questo riguarda il talento: si ha o non si ha. Per quanto riguarda il mestiere si acquista con una costante applicazione, e si dimentica se non viene esercitato. Così per scrivere questo romanzo ci ho messo due anni, ma in due mesi ho scritto una sceneggiatura dal primo capitolo del libro, e chiunque l’ha letta l’ha trovata ottima.
La trasformazione del cinema da arte a industria quanto ha pesato sulla sua carriera personale?
Ha pesato molto, ed è avvenuto durante i lunghi anni che ho passato lontano dall’America per via della grave e lunga malattia di mia moglie che mi ha posto di fronte a un dilemma: sacrificare la vita della donna che amavo, o quella del lavoro che amavo. A torto o a ragione ho scelto la seconda. A trent’anni e in questo lavoro, otto anni sono difficili da recuperare, ma sono fiero di essere parzialmente riuscito a farlo.
Lei ha insegnato a Chieti per diversi anni, che ricordo ha di quel periodo e in generale dell’Abruzzo?
Ottimo, sia dal punto di vista didattico che umano. L’università d’Annunzio mi ha permesso di realizzare per la prima volta in Italia un insegnamento universitario di materie tecniche dello spettacolo, come regia, sceneggiatura, fotografia ecc. e i miei studenti hanno fatto l’esame presentando un piccolo film, una storia da loro scritta e diretta e recitatacome i loro colleghi della prestigiosa Ucla di Los Angeles, dove anche ho insegnato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA