De Agostini: «Solisti Aquilani ambasciatori dell’Abruzzo» 

Il neo presidente dell’ensemble di musica classica racconta i suoi progetti «Dopo Malkovich, Capossela e Brunello, guardiamo oltre gli scenari accreditati»

«Qui in città abbiamo realizzato dei concerti importanti ma, come Solisti Aquilani, siamo ben più interessati a portare il nome dell’Aquila in giro per il mondo».
E di esperienza professionale, in campo internazionale, Fabrizio De Agostini ne ha da vendere. Dal 21 marzo è succeduto a Marco Mantini alla guida dei Solisti ma ha alle spalle ben 36 anni di carriera diplomatica. Nato a Roma nel 1947, alla Farnesina si è occupato di relazioni culturali, di cooperazione giudiziaria internazionale, di aiuti allo sviluppo e di rapporti con la stampa. All'estero ha lavorato nei consolati di Montreal e di Madrid, nelle ambasciate di Vienna e di Sofia e nella Rappresentanza permanente all’Unione Europea a Bruxelles. Nel 2004 è stato nominato ambasciatore d'Italia in Ghana. Durante la sua missione ha promosso il concerto che l'orchestra della Scala di Milano, ha eseguito ad Accra nel 2007. Ma il rapporto con L’Aquila è legato alle sue radici familiari aquilane che lo hanno spinto ad aggiungere al suo cognome, quello della nonna paterna, Maria Laura Dragonetti de Torres. «Ultimati i lavori di restauro del palazzo Dragonetti in via Santa Giusta, potrò a breve trasferirmi nella dimora dove ha vissuto a lungo mio padre», afferma. Molti aquilani ricordano con affetto Giulio Dragonetti, per molti “Don Giulio”, primo presidente della Società abruzzese di Storia Patria, scomparso lo scorso dicembre all'età di 97 anni.
Presidente, che influenza hanno avuto gli studi di suo padre sulla sua formazione?
Una grande influenza. Erede di una famiglia che vantava tra i suoi avi Giacinto Dragonetti, mio padre era legato a una eredità culturale che non è esagerato affermare di grande rilievo. Abbiamo reso omaggio a questa eredità anche attraverso un convegno su Giacinto Dragonetti (1738-1818) autore, tra l’altro di un libello intitolato “Delle virtù e dei premi”, che voleva completare l’opera di Beccaria “Dei delitti e delle pene”. Un saggio che venne tradotto e pubblicato in tutte le principali capitali europee. Anche Luigi Dragonetti (1791-1871), nipote di Giacinto, fu più volte ministro nel Regno di Napoli. Sposò Laura de Torres, dando vita al ramo dei Dragonetti de Torres. Questo entourage familiare mi ha spinto a coltivare la passione per studi storici e per la cultura in generale.
Palazzo Dragonetti rappresenta un bene architettonico per la città, lo metterà a disposizione per eventi, concerti o esposizioni?
Preciso che la struttura non è completamente della mia famiglia. Una circostanza che, di fatto, ha reso molto più semplice il coordinamento dei lavori post-sisma, grazie alla presenza di un amministratore. Immagino la possibilità di realizzare eventi qui, pur nel rispetto delle misure di sicurezza. In realtà, abbiamo già fatto suonare i Solisti all’interno del cortile, tuttavia si è trattato di un appuntamento riservato, proprio per non infrangere le norme.
Come è entrato in contatto con i Solisti Aquilani?
Conoscevo già la loro realtà sin da quando ero console a Madrid, per via di alcuni concerti in Spagna. Sono subentrato poi alla presidenza proprio a ridosso dei giorni del decennale. In quei giorni, i Solisti hanno tenuto un concerto nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles (il primo aprile) e poi il 5 si sono esibiti a Montecitorio, nella Sala della Regina. Abbiamo numerosi impegni in calendario e stiamo lavorando in sinergia col direttore artistico Maurizio Cocciolito.
Malkovich, Capossela, Brunello: le collaborazioni dei Solisti Aquilani guardano oltre gli scenari solitamente accreditati alla musica classica?
Si tratta di una nostra prerogativa. Del resto, in molti ricordano il successo del concerto all’Emiciclo con Edoardo Bennato, nell’ambito dei Cantieri dell’immaginario. Una collaborazione così fortunata che già siamo al lavoro per una nuova serata a Pescocostanzo. Siamo arrivati a quota 120 concerti l’anno, quasi uno ogni 2-3 giorni, con impegni che ci portano a Lubiana o alla Biennale di Venezia. Per noi è importante supportare delle collaborazioni sempre nuove e variare l’offerta. Contemporaneamente, lavoriamo anche per L’Aquila, valorizzando strutture come l’Auditorium Piano, il Teatro Comunale. Ma è soprattutto fuori che guardiamo, cercando di incentivare la simpatia che tanti provano nei confronti della nostra città d’arte.
©RIPRODUZIONE RISERVATA