De Luigi e Ramazzotti «Vi presentiamo la bella Pescara» 

Parlano gli attori del film in lavorazione in città e dintorni «Qui si gira facilmente e si mangia bene: arrosticini e pesce»

PESCARA. «Pescara? È una città a misura d'uomo ma non di provincia, credibile per la storia che raccontiamo. Esterni più nuovi, inediti rispetto a centri più famosi, si gira facilmente con i mezzi ed è anche più economica». Per il regista e sceneggiatore Guido Chiesa le riprese del suo terzo film ambientato a Pescara coincidono con il freddo e piovoso equinozio di primavera («Avevo programmato le riprese in Abruzzo a marzo con la speranza di trovare un po' di tepore primaverile») ma questo non gli impedisce di descrivere la città come il migliore dei mondi possibili.
Per tutta la giornata di ieri il set di “Ti presento Sofia”, la pellicola con Fabio De Luigi e Micaela Ramazzotti, prodotto dalla Colorado Film, è stato il Caffè Letterario in via delle Caserme. Con il regista torinese e gli attori protagonisti, l'intera troupe e un buon numero di figuranti tra cui alcuni attori pescaresi. Atmosfera movimentata (anche dai lavori di rifacimento delle strade di Pescara vecchia) e briefing della stampa con i due attori e il regista . “Ti presento Sofia” (il titolo dato inizialmente al film era “No Kids”) è girato a Pescara e dintorni, alta Val Pescara, Francavilla e Costa dei trabocchi.
In “Ti presento Sofia” Micaela Ramazzotti è Mara, dinamica e indipendente fotografa che rincontra a distanza di dieci anni Gabriele (Fabio Di Luigi), ex rocker, ora negoziante di strumenti musicali e divorziato con una figlia di dieci anni. Tra i due, racconta la sinossi del film, si riaccende l'attrazione, poi scoppia la passione ma Mara rivela a Gabriele di detestare i bambini. Gabriele nega la verità e da quel momento le sue giornate sono contraddistinte da un susseguirsi di assurde manovre per occultare la presenza della figlia a Mara e viceversa, al punto di trasformare ogni volta il proprio appartamento in funzione di quale delle due verrà a visitarlo. Ma le bugie hanno le gambe corte e la messinscena di Gabriele avrà vita breve. L'uscita del film è prevista il prossimo autunno.
«Per la terza volta lavoro con la Fondazione Pescarabruzzo non avendo trovato altri interlocutori», ha raccontato Guido Chiesa. «Qui ho scoperto una terra di mare, colline, montagna, arte e natura. Un territorio poco utilizzato dal cinema, eppure vicino a Roma, più semplice da raggiungere rispetto ad altre regioni più famose e accreditate». «Pescara ha il fiume, il mare, si gira facilmente e si mangia bene: arrosticini e pesce», gli ha fatto eco la Ramazzotti, di ritorno in città dopo il Premio Flaiano di due anni fa. «Pescara ha avuto la meglio su altre città italiane candidate, potendo offrire ambientazioni mai viste», ha raccontato ancora il regista torinese. «Non è un centro tipicamente italiano ma una città moderna e questo si vede e si sente nell'atmosfera cittadina, nelle strade e tra i negozi».
«L'Abruzzo ha una grande varietà di paesaggi che si prestano a varie esigenze cinematografiche» ha detto Chiesa ricordando le riprese del film su Bartali a Loreto Aprutino e nella campagna vestina: «Un set perfetto, dove abbiamo ritrovato il ghetto di Roma e le Marche, strade bianche sterrate e ulivi secolari».
«In dodici giorni abbiamo conosciuto la città di Pescara, il Parco della Maiella, la Costa dei trabocchi e abbiamo trovato accoglienza e familiarità col paesaggio adriatico, questo ci ha aiutato a rendere tutto più credibile», ha detto Fabio De Luigi. «Qualche scena importante è stata girata in luoghi meno conosciuti agli stessi pescaresi, come la sede della Fondazione Pescarabruzzo».
«Si tratta di un film di medio-alto costo», ha detto il direttore della Fondazione, Nicola Mattoscio. «A conferma della vocazione cinematografica di Pescara stiamo ipotizzando una film commission a gestione privata. Il ritardo nel dotarsi di un organismo ad hoc è come sempre imputabile alla poca volontà dei soggetti interessati di fare sistema. In realtà la cultura rappresenta un nuovo modo di fare economia. Le istituzioni dovrebbero scegliere di investirci».
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