Enrico Ruggeri: «Nel mio disco Alma difendo l’Italiano»

MILANO. «Difendo la lingua italiana e cerco di capitalizzare le sensazioni forti della vita, leggendo un bel libro, vedendo un film. Il mio rapporto con l’arte è forte e ci sono canzoni che rimandano...

MILANO. «Difendo la lingua italiana e cerco di capitalizzare le sensazioni forti della vita, leggendo un bel libro, vedendo un film. Il mio rapporto con l’arte è forte e ci sono canzoni che rimandano alla letteratura e alla cinematografia: mi succede spesso e me ne vergogno un po’». Lo ha ribadito Enrico Ruggeri, ieri, in occasione della presentazione del suo nuovo album “Alma” in uscita oggi. «Siamo tutti fatti in maniera diversa, ma abbiamo pulsioni comuni», dice Ruggeri. «Per me il confine non è così delineato, tra raccontare di sé e raccontare gli altri». In uno dei brani, Forma 21, immagina gli attimi prima della morte di Lou Reed: «La canzone è in prima persona, ma è lui che parla: risponde alla domanda che tutti ci dobbiamo fare sul momento della morte, cosa penserò e come lo vivrò, ma è stata scritta con il sorriso, con serenità» Ruggeri presenterà il disco in tour dal 4 aprile, alternando show acustici nei teatri e show elettrici nei club, sempre con scalette differenti: dopo la data zero (in acustico) al Teatro Mascagni di Chiusi (Siena). Il tour del cantautore milanese toccherà tra le altre Bolzano, Sondrio, Lecce, Brescia, Milano e Torino.
Il titolo “Alma” di questo album è arrivato per caso.
«Una mattina mi sono svegliato e mi è venuta in mente questa parola. In spagnolo significa anima, ma è una parola multiuso: l’ho scelta perché non volevo focalizzare l’interesse su una sola canzone in questo album».
Sono undici le canzoni del disco scritte tutte dall’artista e in “Come lacrime nella pioggia” la musica è di suo figlio Pier Enrico, in arte Pico Rama.
«Io ho scritto il testo Pier Enrico è un vero artista, un po’ pazzerello, lunghi capelli rasta, tatuaggi vari: ha fatto tre album e ora sta lavorando in Sudamerica. Ha fatto tutto da solo e non l’ho mai spinto alla competizione perché i giovani li nevrotizza e ne castra la creatività. Questa canzone è particolare: è nata come canzone dei Decibel».
È forse un caso che questo disco arriva alla vigilia del derby Milan-Inter di domenica perché contiene il brano “Un pallone” cantata con Ermal Meta.
«Vinca il migliore anche se non è sempre così. Da interista dico che il caso Icardi è da risolvere nello spogliatoio che ritengo sacro. I panni sporchi si lavano in casa. Il brano è la storia che mi ha toccato molto di un bambino venduto dal padre per 10 dollari in Pakistan, una storia terribile, va all’Onu e decide di tornare in Pakistan per abbracciare la nonna. Mi piaceva raffrontare i grandi campioni del calcio con i bambini fortuna che giocano a pallone. L’ho voluta cantare con Ermal che ha vissuto questo tipo di situazioni».
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