Giove a Pompei chiude la stagione del Marrucino

CHIETI. Domenica 10 dicembre si chiuderà la stagione lirica 2017 del Teatro Marrucino di Chieti con “Giove a Pompei”, opera scritta da Umberto Giordano e Alberto Franchetti su libretto di Luigi...

CHIETI. Domenica 10 dicembre si chiuderà la stagione lirica 2017 del Teatro Marrucino di Chieti con “Giove a Pompei”, opera scritta da Umberto Giordano e Alberto Franchetti su libretto di Luigi Illica ed Ettore Romagnoli. Il Teatro Marrucino e il Teatro Umberto Giordano di Foggia, con la collaborazione del conservatorio Giordano di Foggia, restituiscono al pubblico un’opera che, a causa di un incendio nell’archivio di Casa Ricordi, non è più stata rappresentata integralmente, dopo la prima esecuzione nel 1921, fino al maggio di quest’anno, quando ha riscontrato a Foggia un grande successo. Lo spettacolo avrà inizio alle 17.30. La regia è di Cristian Biasci. Le scenografie sono di Francesco Gorgoglione. La direzione d’orchestra di “Giove a Pompei” è affidata a Gianna Fratta, mentre Agostino Ruscillo dirigerà il coro lirico pugliese. Nel cast vocale: Daniela Bruera, Angela Bonfitto, Sergio Vitale, Leonardo Gramegna, Matteo D’Apolito, Francesco Pittari, Italo Proferisce, Graziano De Pace e Orazio Taglialatela Scafati, che saranno in scena con gli attori Bianca D’Errico, Simona Ianigro, Raffaele Curcetti, Riccardo Iezzi, Alfonso Libertino e Michele D’Errico, a cui saranno affidate le ampie parti recitative. I movimenti coreografici sono curati da Giada Ordine. I costumi sono dalla Sartoria Shangrillà di Diego Pecorella. Il disegno luci si deve invece a Massimo Russo.
“Giove a Pompei” rievoca in chiave satirica la distruzione di Pompei del 79 ddopo Cristo. L’eruzione del Vesuvio viene attribuita al volere degli Dei, indignati dal fatto che i pompeiani, in mancanza di reperti archeologici, abbiano osato seppellire i simulacri divini per poi fingere di rinvenirli nella lava. «Nata nell’epoca delle avanguardie storiche», spiegano le note di presentazione dello spettacolo, «la commedia musicale di Umberto Giordano ed Alberto Franchetti sottende, dietro l’ambientazione classica, riferimenti che trascendono qualsiasi collocazione temporale e risente dello straordinario fervore culturale ed artistico che ha contraddistinto la società europea dei primi decenni del XX Secolo. Da qui deriva l’originalità dello stile narrativo e musicale, abilmente valorizzata dalla regia di Cristian Biasci, il quale nel descrivere la messa in scena ha sottolineato «l’approccio filologico che è stato adottato con l’obiettivo di restituire la grande complessità dell’opera».
Conclusa la stagione lirica, il teatro teatino darà inizio in gennaio alle celebrazioni per il Bicentenario, che tra l’altro hanno appena ottenuto il patrocinio del ministero dei beni e delle attività culturali. L’obiettivo, spiegano gli organizzatori, «non è soltanto ripercorrere la prestigiosa vicenda artistica che ha reso il Marrucino fulcro e memoria tangibile della vita culturale abruzzese, ma anche coinvolgere il pubblico in una grande riflessione collettiva sul ruolo dello spettacolo dal vivo come paradigma dell’identità italiana».
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