I Momix raccontano lo strano mondo di Alice 

La compagnia di danza debutta oggi a Roma con uno spettacolo sul personaggio di Lewis Carroll

ROMA. «È un viaggio all'interno della tana del bianco coniglio, che è un andare in profondità nel nostro inconscio, viaggio che non si sa se sarà piacevole o spiacevole, ma che è inevitabile compiere per rinascere, per crescere», spiega Moses Pendleton, fondatore e animatore dal 1980 della fantasmagorica compagnia di danza Momix, a proposito del nuovo spettacolo «Alice», ispirato al mondo oltre lo specchio di Carrol, che avrà la sua prima mondiale a Roma oggi e andrà avanti fino al 3 marzo, quale chiusura della nona edizione del Festival internazionale di danza promosso dall'Accademia filarmonica romana e dal Teatro Olimpico.
Per il presidente Paolo Baratta della Filarmonica, «Alice, con la sua chiave surreale, forse ci aiuta a capire meglio questi tempi difficili, mai così esibiti eppure così inafferrabili come oggi». E Pendleton aggiunge che «è un personaggio che è dentro di noi con la sua atmosfera tra nonsense e sogno. Vedo Alice come un invito a inventare, a fantasticare, a sovvertire la nostra percezione del mondo, ad aprirsi all'impossibile. Dopo Roma «dove troverà la sua forma definitiva a contatto col pubblico», questa «Alice» sarà a Trieste dal 6 al 10 marzo, a Cremona il 16 e 17, a Torino dal 20 al 24 e poi in giro per il mondo.
Quello dei Momix è da sempre un mondo magico dove il corpo umano si trasforma e niente è ciò che appare. Per questo gli abiti della 4 danzatrici che impersonano Alice sono bianchi e le lunghe parrucche biondo chiare, così che vi possano essere fatte sopra proiezioni che le modificano, le smaterializzano favorendo una visione onirica. E se oggi lo spettacolo si intitola semplicemente «Alice», prima si era pensato a «Alice underground, che era anche il primo titolo, poi scartato, di Lewis Carroll, oppure in cerca di o inseguendo Alice» e il suo mondo popolato da creature strane e stravaganti.Vedremo il corpo di Alice che cresce, si restringe e cresce di nuovo, e quelli dei ballerini che mutano per mezzo di oggetti, corde e corpi di altri ballerini, grazie a un uso che continua da esplorare la fusione tra danza (Heather Conn, Gregory DeArmond, Seah Hagan, Hannah Klinkman, Sean Langford, Jade Primicias, Colton Wall), luci (a cura di Michael Korsch), costumi (Phoebe Katzin), proiezioni (Wdrow Dick III e Michael Curry) e musica (collage dello stesso Pendleton).
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