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Il cattivo di Gomorra, Marco D’Amore al Centro / VIDEO

Conto alla rovescia per il 21 novembre in redazione. L'invito dell'attore per i nostri lettori: manda la email per avere la maglietta firmata

PESCARA. Conto alla rovescia per l'arrivo di Marco D'Amore, l'attore del cattivo di Gomorra, alla redazione del Centro. Martedì 21 novembre alle ore 16, Marco D’Amore, sarà nella sede della redazione del quotidiano il Centro, in via Tiburtina a Pescara, per incontrare i suoi fan e partecipare a una diretta facebook. I fan potranno salutarlo, nel corso dell’incontro. I primi 50 prenotati riceveranno delle magliette autografate. I mittenti delle prime 50 email che arriveranno all’indirizzo spettacoli@ilcentro.it avranno diritto alle magliette. Le email dovranno contenere nome e cognome del mittente e numero di telefono. Sul sito del Centro (www.ilcentro.it) c’è un videomessaggio di D’Amore in cui l’attore dà appuntamento ai suoi fan nella sede del Centro. Il 21 e il 22 novembre, inoltre,  D’Amore sarà in scena, al Massimo di Pescara, con lo spettacolo “American Buffalo”.
Intanto la nuova serie di Gomorra, arrivata alla terza stagione, torna oggi   in prima serata (su Sky Atlantic Hd e Sky on Demand) e - novità assoluta - ha debuttato al cinema con i primi episodi proiettati in anteprima in oltre 300 sale, alcune delle quali in Abruzzo.

 

Imbolsito, invecchiato, dimesso, Ciro l'immortale è l'ombra di se stesso: ha premuto il grilletto contro don Pietro Savastano, ha seppellito sua figlia, vittima della sua stessa ambizione, e porta il peso di scelte così traumatiche. Genny è il nuovo capo della “famiglia”, è diventato padre, ma deve fare i conti con l'isolamento e la diffidenza che accompagnano inevitabilmente le nuove responsabilità. È la metamorfosi e insieme la discesa agli inferi dei due personaggi chiave, interpretati da Marco D'Amore e Salvatore Esposito, di Gomorra, la serie prodotta da Sky Atlantic, Cattleya e Fandango.  
«Ciro l'immortale è morto», urla il personaggio che, dopo aver provato a diventare il re di Scampia, finisce in Bulgaria, in un mondo in cui la notte di Gomorra sembra ancora più lunga, i corridoi più lugubri e il buio è squarciato dalle scintille degli altiforni dove vengono 'smaltitì i corpi dei clandestini. «Seppellire un figlio è un atto traumatico, un punto di non ritorno: per questo», spiega D'Amore, «vediamo Ciro molto più stanco, la barba lunga, la bellezza sfrontata come sfiorita. Una bellissima canzone di Lucio Dalla dice che andare lontano è come morire: la fuga del personaggio nasce dalla voglia di buttarsi tutto alle spalle, ma il passato non si cancella». Per questo la sua proverbiale «immortalità diventa una condanna: attraversa la vita, ma forse desidera ardentemente di morire». Un «desiderio di morte» che in qualche modo lo accomuna a Genny. «Il mio personaggio», racconta Esposito, «continua la sua discesa agli inferi: ora ha accanto Azzurra (Ivana Lotito), il piccolo Pietro e di quella famiglia che lo relegava al ruolo di semplice mafioso ha scelto di diventare il capo: ma per questo aumentano i nemici e diminuiscono le persone di cui fidarsi. Ha stretto un nuovo patto spietato con Ciro, vedremo come andrà». Dopo il racconto della nascita, del dominio e della crisi del Sistema degli Scissionisti, nei nuovi episodi - diretti da Claudio Cupellini e Francesca Comencini - chi è sopravvissuto alle faide dovrà gestirne le ferite. Se Ciro lascia l'Italia per approdare alla periferia occidentale di Sofia, Lyulin, Genny deve far coesistere l'eredità di Napoli Nord con la nuova vita a Roma: guarda perciò al centro della città e trova il cavallo di Troia perfetto in Enzo Villa (Arturo Muselli), giovane erede di una delle famiglie fondatrici della camorra poi escluse dal potere. Nel nuovo scontro all'ultimo sangue per il controllo del cuore di Napoli, anche le donne di Gomorra emergeranno con forza. «Scianel», anticipa Cristina Donadio, «è come una iena ferita in gabbia: quando uscirà, sarà pronta a vendicarsi e a riconquistare a qualsiasi costo quello che ha perso». E anche Patrizia «vedrà risvegliarsi la bestia che è in lei», svela Cristiana Dell'Anna.

La terza stagione, sottolinea Roberto Saviano parlando della serie - nata da una sua idea e tratta dal suo omonimo bestseller - «allarga lo sguardo alle Scampie d'Europa, alle periferie che hanno vivono tutte la stessa dimensione: e Gomorra interpreta la grammatica della violenza, del business, del profitto. La speranza è proprio nel racconto». Il cast respinge ancora una volta con forza l'idea di Gomorra come modello negativo e dei rischi di emulazione. D'Amore riflette: «L'arte non insegna, non edulcora, non è benefica: l'arte spacca. In una realtà in cui politici, amministratori, gente che vale affermano cose gravi contro le minoranze, contro le donne, anche con battute apparentemente banali ma che restano, noi raccontiamo uno spaccato del nostro paese».