la storia 

Il ragionier Ugo? Un fattorino dell’Italimpianti 

Il modello del personaggio era un collega di lavoro del comico nell’azienda di Genova

ROMA. Si intitola “La voce di Fantozzi” l'ultimo film al quale ha lavorato Paolo Villaggio. Con la regia di Mario Sesti, è prodotto da Daniele Liburdi e Massimo Mescia per Volume, che ha già realizzato l'audiolibro letto dallo stesso Villaggio, dal libro del 1971. Per “La voce di Fantozzi”, che omaggia il ragioniere più divertente e amato d'Italia, l'attore ha anche scritto nuovi dialoghi per alcuni dei suoi più famosi personaggi come il Megadirettore e la signora Pina. Il film sulla maschera comica più popolare del cinema italiano conterrà anche le testimonianze di Roberto Benigni, Dario Fo, Lino Banfi, Fiorello, Renzo Arbore, Maurizio Costanzo, tra gli altri. Nell'inquadratura, realizzata a casa sua, che chiude “La voce di Fantozzi”, Paolo Villaggio tiene in mano il ciak del film, attualmente in fase di edizione.
Ma il personaggio di Fantozzi aveva una sorta di fratello, a lui accomunato per la vita da travet e la codardia: Giandomenico Fracchia. Il personaggio di Fracchia, a differenza di quello di Fantozzi, celebrato dai film e dai libri, ha avuto una fama legata soprattutto agli sketch ttelevisivi in cui Villaggio aveva come spalla Gianni Agus, in programmi televisivi della fine degli anni sessanta e degli anni Settanta. Chi era Giandomenico Fracchia?
Era un fattorino dell'Italimpianti di Genova la persona che ispirò a Paolo Villaggio il personaggio di Giandomenico Fracchia, il cui erede al cinema sarebbe stato il ragionier Ugo Fantozzi. In azienda lo chiamavano tutti «Fracchia» e lo mostravano come una sorta di «attrazione» a chi arrivava da fuori.
Lo ricorda Walter Secondino, 89 anni, ex impiegato dell'Ansaldo, che nei primi anni Ottanta lavorò all'Italimpianti e qui conobbe il fattorino. «Era il 1982, io ho lavorato per tre mesi all'Italimpianti con un collega», racconta Secondino. «All'epoca era un'azienda grandissima, davvero fantozziana. Quando siamo arrivati, un impiegato ci ha detto: “Adesso vi porto a vedere il vero Fracchia!”. Ci ha spiegato che Villaggio negli anni Sessanta lavorava all'ufficio del personale. Lì aveva conosciuto quel fattorino e lo aveva usato come modello per Fracchia. In azienda sapevano tutti la storia, e tutti lo chiamavano Fracchia. Non ho mai saputo come si chiamasse veramente». Secondino racconta che il fattorino «era proprio uguale al personaggio di Villaggio, nell'aspetto fisico, nella voce, nel modo di parlare. Avrà avuto 55 anni, vestiva di grigio. Era estremamente ossequioso, salutava con deferenza tutti, dal direttore a un estraneo come me. Nei tre mesi in cui sono stato lì, ci vedevamo ogni tanto al bar aziendale. Ed era sempre lui il primo a salutare». Dopo il successo di Fracchia e Fantozzi, il dipendente dell'Italimpianti era diventato una specie di «monumento umano», che i suoi colleghi mostravano ai visitatori. A ben pensare, proprio una situazione fantozziana.
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