Il regista Sorrentino: "Roccaraso nella vita"

I genitori morti in Abruzzo nel 1987, il regista salvo grazie al Napoli calcio e Maradona

ROCCARASO. Ci sono una data, Roccaraso e Maradona nel destino del regista premio Oscar Paolo Sorrentino. La data è quella del 5 aprile 1987, domenica, quando nella località turistica delle Cinquemiglia morirono i genitori dell’artista. Nella casa delle vacanze doveva esserci anche Paolo Sorrentino. Ma quel giorno per lui decise la Mano de dios.

«A me Maradona ha salvato la vita», ha raccontato Sorrentino in un’intervista al Corriere della Sera fatta da Aldo Cazzullo, «da due anni chiedevo a mio padre di poter seguire il Napoli in trasferta, anziché passare il week end in montagna, nella casetta di famiglia a Roccaraso; ma mi rispondeva sempre che ero troppo piccolo. Quella volta finalmente mi aveva dato il permesso di partire: Empoli-Napoli. Citofonò il portiere. Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che era successo un incidente. In questi casi non ti dicono tutto subito. Ti preparano, un poco alla volta. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio. Io avevo sedici anni. Mia sorella più grande, Daniela, che già conviveva, venne eroicamente a vivere per un anno con me e mio fratello Marco. Poi rimasi da solo, nella casa al Vomero. Un tempo che ricordo come un limbo. Ero quasi in stato confusionale. Volevo fare lettere o filosofia, ma i miei cugini mi guardavano come fossi un alieno; così mi iscrissi alla facoltà che per me voleva mio padre, economia. Non me ne sono pentito: mi piaceva. Cominciai però a scrivere sceneggiature. Mi mancavano cinque esami alla laurea, quando scelsi il cinema».

La storia è riemersa anche perché The young Pope, il Papa giovane della fiction Sky firmata da Paolo Sorrentino, è orfano.

«Sì, nella sua storia c’è qualcosa della mia. La condizione di orfano è molto complessa. Un sentimento costante di essere stati lasciati. La morte dei genitori vissuta non come una vera morte, ma come una sorta di abbandono. Nel caso del Papa giovane, alla solitudine si aggiunge la difficoltà oggettiva di credere o no in Dio».

Il pensiero torna al Napoli e a Maradona.

«La prima volta che mio padre mi portò al San Paolo a vedere il Napoli ero molto piccolo», ha raccontato, «il regista era Juliano, l’allenatore Vinicio, “o lione”. Papà era un tifoso personale di Vinicio, quando lo mandarono via smise di andare allo stadio. A dieci anni mi abbonai al Napoli di Krol. Maradona non l’ho mai conosciuto: gli ho parlato pochi secondi, quando mi chiamò sull’aereo che stava per decollare da Los Angeles dopo l’Oscar, con la hostess che mi diceva di spegnere. L’ho messo in scena in The youth: un attore argentino che palleggia con una pallina da tennis; ma è un trucco del computer. Messi non avrà mai il carisma di Diego, venuto a riscattare una squadra e una città che non avevano mai vinto. Frequentava i boss, seminava figli? È vero. Anche lui un cattivo. Ma il vizio faceva parte del suo carisma. Cos’ha tifato nella semifinale del 1990 Italia-Argentina? Come tutto il San Paolo: Argentina. Non puoi tifare contro l’uomo che ti ha salvato la vita».

Il richiamo alla tragedia di Roccaraso ha risvegliato ricordi anche nel paese dello sci. Concetta Romano e Salvatore Sorrentino morirono nel sonno nella loro casa in viale dello Sport, uccisi dal monossido di carbonio sprigionato da una stufa.

«Ricordiamo bene quella immensa tragedia che colpì la nostra comunità», ha affermato il sindaco Francesco Di Donato, «Roccaraso non dimentica e per tale motivo invitiamo il regista Sorrentino a trascorrere un periodo di vacanza da noi, magari per girare qualche scena dei suoi straordinari film. Roccaraso è casa sua».

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